TESTIMONIANZA DI ALDO E MARIOLINA DEL LORO VIAGGIO IN EGITTO

Lettera di Aldo e Mariolina
sul loro viaggio in Egitto con l’Ass. la Que Sabe. 

Ciao, 
siamo Aldo e Mariolina e vogliamo raccontarti il nostro favoloso viaggio in Egitto e nel deserto egiziano con l’Ass. La Que Sabe di Turriaco (GO).
dune di sabbia vicino Baharia
 Per prima cosa, quello che ci ha attirato e ci ha convinti in questa proposta di viaggio in Egitto dell’’Ass. La Que Sabe, è stato il loro programma insolito, fuori dagli schemi e dai luoghi comuni.

 Abbiamo pensato che poteva essere veramente un nuovo modo di viaggiare, per sentirci viaggiatori curiosi e fiduciosi e non dei semplici turisti. 

E’ stato, come poi si è rivelato, un viaggio in Egitto davvero speciale, nuovo, un viaggio che posso considerare di “elite” per come è stato organizzato e per i luoghi, davvero speciali ed insoliti, che abbiamo visitato.

 Mia moglie ed io abbiamo viaggiato moltissimo e possiamo dire di essere dei viaggiatori navigati e esigenti, ma questo viaggio in Egitto ci ha meravigliosamente soddisfatti. 

Abbiamo girato il mondo in lungo e in largo, con varie agenzie e tour operator, e, anni fa una delle nostre tappe fu proprio l’Egitto. 

L’anno scorso abbiamo voluto ritornarci perché volevamo immergerci nel deserto e bearci della visione delle sue meravigliose dune, ma non ci aspettavamo un viaggio così particolare e caratteristico come quello con l’Ass. La Que Sabe.

E’ stato per noi come viaggiare per la prima volta, sentendoci ospiti graditi e non turisti da spennare.

 Nessuna agenzia o tour operator ci ha mai dato così tanto sia in termini di organizzativi che emotivi, come l’Ass. la Que Sabe e il suo partner egiziano. 

Serietà, professionalità, disponibilità, allegria, abbondanza di cure e attenzioni hanno fatto si che noi ci sentissimo a nostro agio già dal primo giorno in terra egiziana. 

Siamo partiti da Roma con un volo dell’ Egipt Air che arrivò al Cairo con cinque ore di ritardo. 

Nonostante questo enorme ritardo siamo stati felici di trovare Emanuela, una delle accompagnatrici dell’Associazione e l’autista egiziano che ci aspettavano sorridendo all’uscita del gate. 

Dopo i saluti e i convenevoli, abbiamo voluto partire subito per l’Oasi di Baharia, situata a 500 Km. dal Cairo e circondata dall’immenso deserto del Sahara.

Il Ford Transit sul quale abbiamo viaggiato era nuovo di pacca ed il viaggio è stato confortevole anche se molto lungo. 

Siamo arrivati al Camp di Baharia a notte fonda ma nonostante questo abbiamo ricevuto un’ottima accoglienza da parte del direttore, il quale ci aspettava con il the verde aromatizzato alla mente attorno al fuoco nella grande capanna delle feste.

Abbiamo fatto conoscenza chiacchierando amabilmente in Inglese per lungo tempo fino a che, stanchi ma felici , ci siamo ritirati per la notte nel nostro accogliente bougalow, dormendo come ghiri. 

 La mattina dopo ci siamo alzati con i nostri tempi, belli e riposati.

 Faceva già caldo. La giornata si annunciava splendida, con un cielo terso e luminoso senza neanche una piccola nuvola o una leggera velatura. 

 Il sole, già alto nel cielo, con il suo calore ci toglieva piano piano dal corpo le nebbie e il freddo dell’inverno italiano, che per noi ora era solo un ricordo. 

Durante la colazione, che è stata abbondante e squisita, Emanuela ci ha illustrato il programma della nostra vacanza. 

 Prima di affrontare il deserto la cosa migliore da fare era, secondo lei a anche secondo noi, di acclimatarci, visitando il Camp e i giardini dell’oasi che ci circondavano.


 La gente locale chiama i propri appezzamenti di terra “gardens” ed è proprio la parola giusta, perché è proprio di giardini che si tratta. 

Questa gente, calma e tranquilla, lavora la terra rubando al deserto ogni anno qualche metro quadrato che poi fanno fiorire di palme, di erba medica, di canna da zucchero, di oliveti, di agrumeti.

Creano quadrati nella terra con bordi rialzati, entro i quali fanno fluire l’acqua del Nilo sotterraneo che la renderà fertile. 

Nei “gardens” pascolano libere le mucche pezzate bianche e nere mentre gli asinelli sono legati a qualche albero. 

Fra le loro zampe becchetta indisturbato qualche ibis mentre i maestosi dromedari sono raccolti in mandrie ai margini dell’oasi.

 Lentamente, prendendo sempre più confidenza con l’ambiente che ci circondava, ci sentivamo più sereni e calmi. 

 La vita ci appariva come uno spettacolo che si spalancava davanti ai nostri occhi con le sue nuove forme e nelle sue nuove, per noi, caratteristiche.

 Mai come in questo luogo fatto di sterile sabbia, bruciato da un sole implacabile, riarso da un calore inesorabile, abbiamo potuto vedere la forza della vita nella sua più alta manifestazione. 

L’oasi era rigogliosa e verde come una piccola jungla equatoriale; non avresti mai detto che al di fuori di questo nido verde, si spalancasse il più arido ed inospitale dei Deserti.
                  
 Al tramonto Emanuela e la nostra simpatica e competente guida beduina, Mohamed, ci hanno portati sulla cima delle grandi , immense, affascinanti dune a godere l’incredibile meraviglia del tramonto del sole nel deserto. 
 
Qui, seduti sulla sabbia, Emanuela, con dolcezza e professionalità, ci ha accompagnati in una breve ed intensa meditazione di saluto al sole. 

 Era la prima volta che meditavamo in un luogo così magico e senza uguali nonostante io e mia moglie Mary avessimo visto, in varie parti del mondo, moltissimi tramonti incantevoli, ma questo è stato davvero speciale e ci ha riempito di gratitudine e gioia di vivere. 

 I giorni che seguirono furono saggiamente impostati da Emanuela su ritmi adeguati al nostro gruppo, così che ci permettevano di cogliere tutta la grandiosità e la peculiarità del mondo che si svelava, ai giorno, ai nostri occhi.

 Si, ho detto giusto, proprio svelava. 

Anch’io come te pensavo che il deserto fosse una solo estensione sempre uguale, noiosa e piatta, inospitale, secca e arida, buona solo per la sabbia e i cammelli.

 E anch’io come te pensavo che i deserti sono tutti uguali, visto uno li hai visti tutti. 

Ma mi sbagliavo! 

In Egitto, non è così! 

Quando Emanuela ci disse che avremmo attraversato vari tipi di deserto, partendo dal Deserto Nero per arrivare al maestoso Deserto Occidentale, rimanemmo stupiti nell’apprendere questa notizia; non eravamo a conoscenza di questa singolarità che ci rese molto curiosi.

 Il secondo giorno, quindi, partimmo per i deserti su una Toyota 4x4 , attrezzata di tutto punto, con le nostre due giovani guide beduine, Mohamed e Saied che ci portarono nei luoghi più suggestivi dei vari deserti con gentilezza e leggerezza.

 Il Deserto Nero è spettacolare per le sue enormi quantità di basalto che lo ricoprono. 


E’ un luogo strano e non particolarmente piacevole, per noi, ma ha comunque un suo fascino discreto, quasi metafisico.

In questo luogo, di una bellezza dura ed oscura, che suggerisce scenari da epoche preistoriche con eruzioni vulcaniche ciclopiche, Emanuela ci ha invitati ad una profonda meditazione di connessione alla Luna Nera, che in quel periodo era al suo culmine, per fare un lavoro di purificazione interiore. 

Si è trattato di una esperienza nuova per noi, ma abbiamo percepito che potevamo fidarci e ci siamo lasciati guidare. 

Subito dopo la meditazione ci siamo sentiti molto bene.

 Non avrei mai pensato che questo semplice, breve atto di connessione mi portasse tanta calma.

 Lasciammo alle nostre spalle il Deserto Nero con le sue enigmatiche pietre di basalto e arrivammo nella zona di Deserto chiamata Agabat, dove venne montato il Campo per la notte. 

 L’Agabat è uno strano tipo di deserto; è costellato da monoliti di roccia bianca che spuntano dal terreno come denti mentre il suolo è ricoperto da sabbia dorata. 

In alcune zone escono dal terreno delle rocce perfettamente tondeggianti che da lontano assomigliano a enormi uova di dinosauro.

 E’ un deserto insolito e bizzarro, che non assomiglia a niente di quello che avevo già visto. 
 Veramente, tutto in questo viaggio è stato nuovo e insolito per noi. 

Anche in questo silenzioso e caldo deserto, assieme a Emanuela, ci sedemmo sulla sabbia rivolti verso il tramonto per la piccola meditazione serale di saluto al sole e di ringraziamento alla vita che fu, come sempre, emozionante.

 Fummo felicemente sottratti alla meditazione dal delizioso profumo della carne che le nostre abili e efficaci guide stavano arrostendo sul barbeque, mentre su un lato della griglia borbottava, in una teiera dalla grande pancia nera, il the verde con la menta. 

La tavola beduina, che fuoriusciva dalla sabbia di poco più di venti centimetri, era ricolma di cibo di ogni sorta, dai formaggi alla frutta, dal tipico pane arabo rotondo e sottile, alla carne ben cotta che fumava invitante. 

La cena fu squisita e la compagnia ottima e divertente. 

 Mary ed io ci siamo meravigliati della efficienza e della professionalità delle nostre due giovani guide beduine che erano riusciti a comporre una cena completa con estrema pulizia, comodità e comfort.

 Lo sai che nel deserto, così come nel Camp e nelle famiglie dei beduini, non ci sono le sedie? 

Nel deserto si mangia seduti in terra su morbidi materassini e nelle case su grandi e soffici cuscini appoggiati su colorati tappeti. 

 Io credevo che essendo in pieno deserto, la sabbia avrebbe fatto da padrona, per cui pensavo di ritrovarmela dappertutto, anche nei nostri piatti, ma invece non fu così e fu una scoperta piacevolissima. 

Abbiamo mangiato bene, a sazietà e senza un solo granello di sabbia; questo per tutta la durata del viaggio. 

Mangiare, chiacchierare, bere il piacevole the arabo davanti al fuoco da campo, immerso nel nulla, circondato dal silenzio più profondo, avvolto nel buio più denso, ho avuto la sensazione di essere gli unici abitanti del pianeta.

Fennec o volpe del deserto

 A notte fonda il cielo indaco si riempì di miliardi di tremolanti stelle che spargevano una luce argentea sul deserto, rendendo quei luoghi e quei momenti magici e quasi fuori dal tempo. 
E’ stato bellissimo!

Ogni giorno e ogni sera Emanuela ci invitava a prestare attenzione a come la bellezza selvaggia e primordiale della natura del Deserto ci aiutava a riscoprire dentro di noi un’originaria e naturale bellezza interiore, e a prende atto di quanta ricchezza e quanta bellezza avevamo vissuto durante la giornata.

 Ci sentivamo bene, sia nel fisico che nell’anima; eravamo contenti di aver scelto questo viaggio e la sua peculiarità ci continuava ad affascinare. 

Eravamo gratificati di trovarci fra queste splendide persone!

 Mohamed, la nostra assennata e competente guida beduina, ci accompagnava in zone che avevamo sognato da tanto tempo di poter vedere, anche se molte di queste erano talmente belle e speciali da essere fuori anche dalla nostra immaginazione.

Furono per noi una della più belle rivelazioni. 

Con Emanuela abbiamo imparato a “sentire” i luoghi come una parte di noi stessi, facendoli risuonare con la nostra natura umana.

 In questo viaggio ci siamo sentiti non come semplici turisti curiosi ed invadenti, frettolosi ed esigenti, ma come viaggiatori sognanti, custodi del mondo e delle sue bellezze sia naturali che umane. 

Questi si che è viaggiare!
 Questo è “conoscere” veramente i luoghi meravigliosi della terra che calpestiamo!

 Ma quello che mi ha veramente fatto felice come un bambino, sono stati i kilometri e kilometri di dune, calde, dolcissime, gialle che mi facevano sognare, mi facevano volare.

 Mi davano la sensazione di libertà!

Questo è l’immagine del deserto che ho sempre sognato; così armonioso, dorato, mutevole. 

Questo è il deserto che amo. 

Dormire tra quelle dune, è stata la realizzazione di uno dei sogni della mia vita ed è stato grandioso. 

 La conoscenza del deserto di questi giovani uomini beduini ha dello straordinario.
 Queste sabbie e questi luoghi che sembrano tutti uguali uno all’altro, non hanno segreti per loro. 

Conoscono questi spazi come fossero il cortile di casa loro e sanno portarci là dove il nostro senso di meraviglia si esprime con una “oooh!” come quando eravamo bambini. 

Uno di questi luoghi è stata la scoperta, in pieno deserto, di una gigantesca mimosa che stava già sfiorendo; un vero portento della natura.

Abbiamo pranzato e riposato all’ombra della sua vasta chioma, distesi su centinaia di migliaia di piccoli capolini gialli che ricoprivano il terreno come un tappeto dorato.

 Mai avrei pensato di imbattermi in una così splendida forma di vita in mezzo alle sabbie aride del deserto egiziano. 


 Ogni giorno, kilometro dopo kilometro era una scoperta continua ed emozionante.

 Luoghi sempre diversi e magici ci davano emozioni sempre più profonde mentre un grande senso di libertà ci stava procurando già un paio di ali. 

Passavamo dalle grandi e centenarie mimose, a colline costruite con miliardi e miliardi di conchiglie fossili ancora ben conservate.

 Qui, milioni di anni fa c’era un mare o un oceano. 

Mi era sembrato di tornare indietro nel tempo e udire il frangersi delle onde sulla riva, ma era solo il vento che, infilandosi fra le rocce, imitava il fruscio delle onde.

 Non era ancora finita.

Il Deserto Occidentale ci sconvolse letteralmente per la sua selvaggia bellezza.

 Niente di quello che avevo visto fin ad allora era paragonabile allo indicibile e sconvolgente incanto di questa parte del deserto del Sahara. 

L’immensità delle sue vallate, il fascino desolato delle sue torri di roccia che svettano verso il cielo azzurro accecante, come i campanili delle Dolomiti, le aride e spoglie montagne, le cui punte possono toccare anche i 400 metri d’altezza, sembrano custodire segreti di milioni di anni.

 Mohamed ci condusse in auto in alto, sulla sella di una di queste montagne, e il paesaggio che si apriva ai nostri piedi e tutto attorno a noi ci fece rimanere senza fiato. 

Sotto di noi si poteva vedere molto bene il fondale di un preistorico mare e tutta la sua antica estensione. 

Una visione unica e rara anche per noi. 

siamo nel deserto

Qui fu piacevolissimo andare a caccia di piccoli frammenti neri di alghe fossili che spiccavano in mezzo al giallo dorato della sabbia. 

 Il silenzio era totale, il paesaggio era di una immobilità imperturbabile; non sapevo se ero io che fissavo il deserto o se era il deserto che fissava me.
 In questa vasta e muta estensione , la nostra presenza e le nostre voci sembravano l’unica forma di vita per kilometri e kilometri. 

 In questo modo noi acquisivamo sempre di più una grande pace interiore che ci portava a sentirci una frammento di questi luoghi.

 Ma la meraviglia non doveva ancora finire; quando arrivammo al Deserto di Cristallo o alle Montagne di Cristallo come sono anche chiamate, rimasi totalmente stordito dalla bellezza e dalla grande energia che emanavano questi luoghi. 

Si camminava su cristalli di quarzo spaccati e anche taglienti. 
Enormi ammassi di cristallo, dalla sommità arrotondata, ricoperti da una buccia di roccia grigia, erano stati spaccati dal tempo e si poteva vedere bene, al loro interno, la forma a parallelepipedo dei cristalli puri.

 Ce n’erano di tutte le dimensioni, di tutti i colori; dal bianco latte, al bianco trasparente, al violetto.

Era una gioia per gli occhi .
 Il terreno emanava energia, vitalità. 

Vibrazioni sottili e potenti ci fasciavano donandoci vigore e forza. 

Non mi sarei mai aspettato una cosa simile!

E’ stata una scoperta impensabile. 

Venimmo presi da un tale entusiasmo che riuscivamo a stento a trattenere.

 Era sbalorditivo!

scorcio del Deserto Occidentale

 Mi resi conto che quello che ci disse Emanuela poteva essere vero; guardando questi giacimenti di cristalli mi resi conto di quanta ricchezza interiore avevamo, perché “quello che è fuori è dentro e quello che è dentro è fuori”.


 Lasciando il Deserto di Cristallo ci fermammo per riempire le taniche d’acqua presso la sorgente di Ain Khadra, una fonte costruita dagli antichi Romani quasi più di duemila anni fa.

 L’acqua era fresca e pura. 

Qui non potemmo fare il bagno perché la sorgente immetteva poca acqua nelle vasche e non c’era molto ricambio. 

Non ho potuto apprezzare in tutta la sua delicata e candida bellezza il Deserto Bianco perché folle di egiziani festanti lo affollavano per festeggiare il Capodanno mussulmano.

 Posso comunque dire che nonostante la folla, le sue bianche concrezioni di gesso e calcare erano un vero spettacolo; peccato che non abbiamo potuto fermarci dato il sovraffollamento.

 Noi cercavamo posti solitari da godere ed apprezzare, non la folla del Cairo.

 Il ritorno al Camp fu piacevole e gradito. 

Dopo tanti giorni passati nel deserto avevamo bisogno di una doccia e di un po’ di verde per i nostri occhi.

 Molto interessanti furono le visite alle varie fonti termali dell’oasi di Baharia, con le loro differenti temperature che, in alcuni casi, potevano arrivare fino a 70° centigradi.

 Io ero partito per questo viaggio con un piede dolorante e lo tenevo anche fasciato, ma l’ultimo giorno, grazie alle immersioni nelle acque termali curative del deserto e dell’oasi, i dolori erano spariti e potevo camminare senza zoppicare, appoggiando bene il piede a terra.

 Posso dire con sincerità che questo viaggio è stato organizzato molto bene, con professionalità, serietà, allegria e inventiva. 

E’ stato per me qualcosa di veramente speciale, incredibilmente nuovo e diverso.

 Mia moglie ed io consideriamo questo viaggio come un viaggio “per elite” e consigliamo a tutti di fare un’esperienza di questo tipo, fuori dalle solite proposte.

Noi ringraziamo l’Ass. La Que Sabe di Turriaco, Gorizia, per l’opportunità di averci fatto vivere questo bellissimo viaggio in Egitto,  davvero speciale. 

 Grazie! 

Aldo e Mariolina  - Toscana 

Toscana, 22 gennaio 2013

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