sabato 30 marzo 2013

STORIA EGITTO: ALL'ORIGINE DELLE FIABE E DEI MITI UNIVERSALI



Possiamo dire con certezza che le fiabe ebbero origine dai Miti della storia Egitto

I grandi Miti  della storia Egitto, che parlano di dèi e delle loro avventure, costituiscono una parte essenziale della religione dell antico Egitto.
 
La fede del popolo dei faraoni non si esprimeva per dogmi, ma per immagini e racconti che descrivevano un evento cosmico oppure un’esperienza religiosa. 

I suoi argomenti preferiti erano la creazione del mondo e la ciclicità della natura. 

Un Mito spesso isolava una singola verità della trama complessiva del fatto cosmico e non mirava a dare un’interpretazione univoca della realtà.

E’ così che spesso i Miti si sovrappongo in modo apparentemente “insensato” nella storia Egitto. 

Ma quanto decisiva è stata la letteratura dell’ antico Egitto nel raccontare eventi cosmici e simbolici, come il diluvio universale e altri grandi eventi mondiali? 

In quanti Paesi questa “saga” (Noè, la sua arca, i suoi animali) vive sottoforma di fiaba? 

E’ grazie ai racconti egizi che veniamo a sapere in che modo un Mito “detronizzato” è diventato fiaba,  appena il suo contenuto non è stato più sostenuto dalla fede. 

antilope e leone che giocano alla senet



La favola ignora il miracolo e si rivolge alla ragione dell’ascoltatore, al quale trasmette saggezza: non con un insegnamento astratto, bensì con storie di animali o, più raramente, di piante. 

Mentre nelle favole della nostra tradizione gli animali sono classificati per tipi, ciò non è vero per quelle della storia Egitto, anche se poi, fedele in questo alla propria natura, la scimmia fa il buffone, la capra balla e il leone si atteggia a re. 

Il loro significato interpretativo era chiaro al pubblico dell’epoca. 

Martin Lutero attribuiva alla favola un grande valore, perché secondo lui “non solo i bambini, ma anche i principi ed i signori devono essere educati alla verità”. 

Per molti studiosi la favola è “insegnamento di un coscienza intuitiva” ed “esempio di eticità pratica”. 

Le favole nella storia Egitto, fanno parte della tradizione favolistica anche di altre culture.
Si noti, con stupore, come già nella terra del Nilo queste passassero di bocca in bocca. 

Le favole di animali sviluppatesi dalle leggende, ma così diverse nella loro essenza, assumono in Egitto un ruolo molto più ampio. 

Sottoforma di “discorsi brevi”, parlano della giustizia e della vendetta, un argomento che in Egitto non si esauriva mai: non a caso il giudizio dei morti è una creazione egiziana. 

E’ un tratto peculiare che le favole della storia Egitto siano inserite in un contesto religioso.
Anche nell’ antico Egitto, come in ogni tempo, le storie di animali ebbero un ruolo predominante nell’insieme dei racconti popolari a carattere fiabesco. 

Essi rappresentano l’umorismo e le facezie animali allietano grazie alla comicità e alla sorpresa. 

Il mondo alla rovescia delle loro magie, dominano la loro struttura. 
Queste storie hanno una tradizione unicamente figurativa e si basano sulla comicità di tali immagini. 

Le fiabe illustrate sono per la maggior parte rappresentate in forma anticonvenzionale, come arte popolare. 

Le immagini costituiscono “il bene raccontato al popolo”, ovunque gli analfabeti rappresentino la parte più numerosa della popolazione. 

Il cantore raccontava una nuova storia che doveva essere necessariamente breve, affinché egli potesse recitarla a memoria. 

In quei tempi di analfabetismo generale la memoria era straordinariamente migliore che nei giorni nostri nei quali un’ infinità di notizie ci raggiunge  attraverso i mass-media. 

Una notizia, un racconto non poteva raggiungere lunghezze da romanzo o da  poema epico.
Il cantore, un saggio esperto nello scrivere e nel leggere, era discepolo del dio Thot. 

Uno di loro si fece seppellire a Tebe con tutti i suoi utensili e i suoi rotoli di pergamena.

Per alcuni tipi di racconto, in particolare quelli a carattere sacro, venne inventato il “racconto in rima” con l’intento di aiutare la memoria nel ricordare. 

A questo punto si pone un quesito: le fiabe dell’ antico Egitto venivano raccontate o scritte?
Venivano raccontate. 

Ed è per questo che solo poche di esse, e solo per caso, ci sono state trasmesse. 

Che l’Egitto disponesse di fonti inesauribili per le fiabe è sufficientemente dimostrato dalla predisposizione culturale stessa di questa terra, dalle allusioni, dai riferimenti, dalle pratiche magiche, addirittura dalle ricette. 

E’  testimoniato inoltre dalle immagini di storie di animali presenti sui frammenti, dalla tradizione secondo cui Esopo avrebbe raccolto alcune storie lungo il Nilo, dal fatto che ancora nelle nostre fiabe compaiano la scimmia ed il leone, altri animali esotici e esseri soprannaturali dalla doppia natura come il drago e il grifone. 

Le fiabe, assieme ai generi che ne derivano, assolvevano a una duplice funzione. 

L’insieme variegato di queste meravigliose storie brevi risollevava il faraone quando le preoccupazioni lo opprimevano o quando veniva sopraffatto dalla momenti di debolezza e sconforto. 

Dall’altro lato divertiva e educava il popolo. 

Stilisticamente la fiaba nella storia Egitto mostra personaggi che non si evolvono e che raramente mostrano emozioni; quando ciò avviene formulano giudizi lapidari. 

Gli avvenimenti sono presentati senza il coinvolgimento del narratore; i luoghi sono segnalati grazie a simboli o nomi; il tempo è fermo o procede a salti, non scorre mai in modo continuo.
Queste e altre caratteristiche corrispondono  a una conoscenza molto antica, simile a quella che oggi continua a sopravvivere nei bambini e in larghi strati popolari. 

La lingua dei racconti popolari e fiabeschi è semplice ma ricca di informazioni. 

Vengono preferiti i modi di dire associativi e sono molto diffusi i racconti collegati l’uno all’altro; (come le fiabe di “Le mille e una notte”) anche le ripetizioni sono la regola, perché così il concetto può essere integrato. 

Le frasi fatte e le formule tipiche della fiabe sono:
“C’era una volta…”, “Avvenne in un tempo…”, “Si racconta …”, “Quando tornò la luce sulla terra e iniziò il nuovo giorno…”. 

Una parte interessante della struttura delle fiabe antico-egizie è costituita dai giochi di parole basato su suoni identici o comunque affini. 

Questo gioco di parole portò addirittura alla creazione di una serie di storie sui Dèi. 

I numeri preferiti nelle fiabe antico egizie sono il tre e il sette e i loro multipli. 

Nel corso di tremila anni di storia nell’antico Egitto non si modificò  solo la lingua, ma anche lo stile. 

La maggior parte dei racconti appartiene al Medio Regno, il periodo della letteratura classica, altri al periodo ramesside (XIX e XX dinastia) molto attento alla cosiddetta letteratura di intrattenimento. 

La letteratura orale delle fiabe solo raramente fu messa per iscritto. E’ dunque per puro caso che si sono conservate, e in un'unica copia manoscritta. 

Il che non stupisce dato che comunque solo una piccola parte dei testi originari ci è stata tramandata. 

Fortunatamente l’asciutta sabbia del deserto ha salvato, lungo l’arco dei millenni, più papiri di quanti non ci si aspettasse inizialmente. 

Particolarmente nocivi si sono rivelati i furti nelle tombe, i danni causati dagli insetti, l’acqua freatica e l’avidità dei commercianti. 

A volte la luce ha sbiadito l’inchiostro di bistro, oppure gli scribi antichi hanno usato un foglio già scritto, lavato solo superficialmente. 

E’ per questo che esistono testi scritti uno sopra l’altro, spesso ulteriormente deformati da un cattivo calligrafo. 

I testi dei papiri sono in scrittura ieratica; quelli incisi sulla roccia sono geroglifici e quelli più recenti sono scritti in lingua demotica.

I pochi testi di epoca cristiana sono di tradizione copta. 

Esiste una serie di antichi scritti conservati solo in greco, mentre tutto il genere delle fiabe illustrate è stato trasmesso solo oralmente. 

Per interpretarne il senso sono necessari studi di culture vicine sia cronologicamente che geograficamente. 

E’ impossibile quantificare quello che è andato perduto per sempre: lo si può intuire sulla base dei frammenti, dei riferimenti, dei titoli, dei libri, delle citazioni e dei versetti mandati a memoria o grazie alla prove fornite da antichi scrittori. 

La storia Egitto, oltre ad aver prodotto un numero difficilmente quantificabile di fiabe, fu anche terra di origine di un numero infinito di racconti fiabeschi, poi ripresi dalla letteratura mondiale. 

La prime fiabe della terra dei faraoni non solo si sono ampiamente diffuse nel mondo, ma sono rimaste vive nello stesso Egitto, fino ai giorni nostri. 

Fu nella terra bagnata dal Nilo che i racconti magici, quelli che nella letteratura orientale godono ancora oggi di grande popolarità, ebbero la loro origine. 

Fa riflettere la circostanza che ovunque si sia riusciti a ridisegnare in modo inconfutabile le vie di diffusione delle fiabe, le tracce riconducano all’Egitto e che anche da altri punti di vista a questo Paese spetti la primogenitura. 

E’ dunque possibile affermare che nel corso degli anni e sino ad oggi, tutte le fiabe abbiano esercitato un certo influsso sui Paesi circostanti.

Le vie seguite sono strane e si ramificano sottilmente: attraverso i monaci copti arrivarono fino in Irlanda, altre raggiunsero la Polonia e la Russia verso oriente, abbracciarono l’arco che va dalla Polinesia sino al Madagascar e si spinsero fino a toccare il Sudan. 

I marinai egizi che nel 3000 avanti Cristo ebbero rapporti di scambio con le altre culture del Mediterraneo o oltre furono senz’altro i primi esportatori di tali storie. 

L’arrivo dei Greci in Egitto nel VI secolo, aprì la strada verso l’Ellade, il Medio Oriente e l’Europa dell’est. Alessandria d’Egitto prima e  Bisanzio poi, diffusero l’eredità egiziana per tutto l’Impero Romano. 

I crociati rappresentano il punto d’arrivo di questa catena. 

Nonostante la lacunosità della trasmissione, dovuta all’antichità dei testi, appare armai chiaro l’apporto dell’antico Egitto alla cultura mondiale. 

Se si considera che l’egittologia è recente e che lo studio delle fiabe è appena agli inizi, si comprenderà perché nei testi scolastici ancora non si accenni al fatto che l’Egitto è, da un lato, terra di origine di un numero vastissimo di fiabe europee, dall’altro centro di irradiazione verso l’India e la Grecia. 

La terra dei faraoni, come in tutti gli altri ambiti culturali, riveste un’importanza epocale anche per la fiaba.
 
Omero, Esiodo, Paltone, Aristotele; nessuno di loro rimase indifferente alla cultura antico-egizia e gli animali di Aristofane, non sono privi di influenze egiziane. 

Esopo, maestro della favola, dichiara di essere stato in Egitto e io ritengo che sia vero perchè molte delle sue immagini e delle sue sentenze morali sono chiaramente originarie proprio di questa terra. 

Per concludere questo rapido sguardo d’insieme sulle fiabe dell’antico Egitto, cito le parole testuali di una grande studiosa di fiabe e miti egizi, Emma Brunner-Traut: 

“Nonostante tutte le gravi perdite, l’Egitto si rivela, anche dal punto di vista delle fiabe, una terra benedetta.
Questo mondo fiabesco che si schiude è ricco e complesso.
La sua forza di irradiazione illumina molti Paesi e la sua vitalità è stupefacente.
La fiaba crebbe sul terreno di una cultura grandiosa, come non ce ne sono più state in seguito, e mantiene intatta fino ad oggi la sua forza di attrazione.” 


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