giovedì 28 febbraio 2013

L'USO DEI COSMETICI NELL' ANTICO EGITTO







Il desiderio di piacere attraverso i profumi è antico come il mondo, e la vanità non è certo una caratteristica soltanto femminile, nell'antico Egitto era molto sentito il desideriodi piacere e di piacersi.

donne che si profumano

Ma molti altri sono stati, attraverso i secoli, gli usi di essenze, unguenti, aromi.

I faraoni d'Egitto non erano immuni da suo fascino.
I   PROFUMI:
la loro fragranza inebriante impregna, per così dire, tutte le pagine della storia dell’umanità.

Quanti uomini si sono lasciati conquistare da un profumo suadente, e quante donne hanno addirittura messo a repentaglio la propria vita per possedere un’essenza rara?

Un re di oltre 2000 anni fa aveva una tale passione per i profumi che questi furono, non tanto metaforicamente, la causa della sua … caduta!




Fra tutti i monarchi del mondo antico nessuno mai ebbe altrettanta passione per i profumi quante ne ebbe re Antioco IV Epifanie, che regnò sulla Siria dal 175 al 163 a.C.

Ma l’uso del profumo risale a molto tempo prima dell'antico Egitto.


Tre millenni prima di Cristo, in Egitto, i profumi avevano assunto anche un valore sociale, anzi diplomatico: i faraoni, infatti, ne facevano dono ai sovrani alleati.

Nel 1500 a.C. la loro importanza commerciale era già molto notevole, dato il largo uso che se ne faceva nella vita quotidiana.

E in seguito non hanno fatto altro che diffondersi nel mondo: ovunque, essi evocano immagini di lusso e di eleganza, di bellezza e di prestigio.

Ingenti capitali sono oggi impiegati in quella che è una delle industrie più lucrose e fiorenti.

Come si spiega un successo così stupefacente?

La vanità, in ogni senso, è vecchia quanto il mondo.

Presso gli antichi Egizi, come oggi, i due sessi hanno sempre cercato di attrarsi, di piacersi a vicenda.

Gli Egiziani avevano grande cura del proprio corpo e furono senza dubbio i primi ad elaborare vere e proprie ricette di profumi e di rudimentali deodoranti.

Soprattutto all’epoca dei Tolomei (dal 306 al 30 a.C.), la fabbricazione dei profumi divenne in Egitto una vera industria, i cui prodotti erano destinati non solo a uomini e donne,  ma soprattutto agli imbalsamatori, che ne impiegavano grandi quantità.

Le piccole giare che contenevano oli e profumi sono tra gli oggetti più belli ritrovati nelle tombe egizie.

Molti di questi recipienti avevano forma di uccello o di pesce; i colori, blu o ambra, si riteneva che aiutassero il profumo a mantenere intatta tutta la sua fragranza.

Ma solo i ricchi potevano permettersi questi stupendi porta-profumi.

I poveri si cospargevano invece di olio di palma, di cui c’era grande abbondanza.

I sacerdoti che preparavano i profumi li conservavano in piccole scatole di alabastro o di onice, oppure in fiaschette di vetro soffiato come quelle che si possono ammirare nel Museo Nazionale del Cairo, in Egitto.

Le fiaschette hanno una strozzatura sulla parte finale della boccetta che serviva a impedire una troppo rapida evaporazione del profumo.


Anche 3 mila anni fa era molto importante essere belli.

Leggete questa ricetta:
“Impastare bile di bue, guscio d’uovo di struzzo tritato, germogli di spelta e versarvi un liquido viscoso”.

Sareste autorizzati a pensare che si tratti di una ricetta di cucina alquanto discutibile o di qualche pozione magica, ma in realtà altro non è che la ricetta di una maschera di bellezza inventata, secondo il Papiro di Ebers (un trattato di medicina scritto nel 1500 a .C. trovato in Egitto) per “eliminare le rughe dal viso”.

A quanto pare, allora come adesso, la gente voleva a tutti i costi apparire più giovane e più bella.

Sono state trovate tante altre ricette destinate a rendere la pelle più bella e luminosa.

Si pensava che queste creme facessero miracoli; una, ad esempio, si credeva che potesse trasformare la pelle di un vecchio in quella di un giovane.

Miele e latte, due ingredienti tuttora impiegati nei cosmetici “naturali”, erano tra i rimedi più comuni per i problemi della pelle.

In molti dipinti murali, le donne egiziane vengono raffigurate con particolari oggetti conici collocati sul capo.

Si trattava di pomate preparate impregnando di grasso i fiori e sagomando la massa che ne risultava a forma di cono.

Durante la sera, quando la temperatura aumentava, il grasso colava, penetrando la pelle del viso e del collo e facendo risaltare la bellezza delle antiche egiziane.


Le donne Egizie ricche, potevano schiarirsi la pelle con un composto denso e cremoso
ricavato dalla biacca.

La biacca è stato l’unico bianco disponibile insieme al "bianco San Giovanni" (carbonato di calcio) dall’antichità fino al XIX secolo.

La biacca è un pigmento tossico a base di piombo, è una polvere molto coprente e solubile solo in acido nitrico.

Dal 1921, l’uso della biacca sotto forma di polvere, è stata proibita in parecchie parti del mondo. L’Italia la proibì del 1952.

Oggi viene utilizzata da alcuni pittori, particolarmente legati alla tradizione, per lavori di restauro di antiche pitture.


Ma le tecniche cosmetiche più sofisticate erano destinate a valorizzare gli occhi.

Erano molto in voga ombretti di vari colori a base di antimonio, ingrediente tuttora impiegato nella preparazione del maschere, il noto prodotto per colorare le ciglia.


Gli occhi venivano evidenziati contornando gli occhi con il Khol nero o verde, che venivano estratti dalla malachite, una pietra verde.                                                                            


I capelli venivano dipinti con l’essenza di hennè, come fanno oggi le donne egiziane.

Oltre ad abbellire, i cosmetici avevano uno scopo pratico.

Originari dell’Egitto, gli ombretti per occhi costituivano una protezione contro il sole e prevenivano le irritazioni agli occhi.

Ancora oggi, i beduini e il mondo arabo in generale, usano il khol, una polvere naturale nera che viene applicata nel contorno degli occhi per evitare irritazioni, infezioni.



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