Il desiderio di piacere
attraverso i profumi è antico come il mondo, e la vanità non è certo una
caratteristica soltanto femminile, nell'antico Egitto era molto sentito il desideriodi piacere e di piacersi.
donne che si profumano |
Ma molti altri sono stati,
attraverso i secoli, gli usi di essenze, unguenti, aromi.
I faraoni d'Egitto non erano immuni da suo fascino.
I PROFUMI:
la loro fragranza inebriante
impregna, per così dire, tutte le pagine della storia dell’umanità.
Quanti uomini si sono
lasciati conquistare da un profumo suadente, e quante donne hanno addirittura
messo a repentaglio la propria vita per possedere un’essenza rara?
Un re di oltre 2000 anni fa
aveva una tale passione per i profumi che questi furono, non tanto
metaforicamente, la causa della sua … caduta!
Fra tutti i monarchi del
mondo antico nessuno mai ebbe altrettanta passione per i profumi quante ne ebbe
re Antioco IV Epifanie, che regnò sulla Siria dal 175 al 163 a.C.
Ma l’uso del profumo risale
a molto tempo prima dell'antico Egitto.
Tre millenni prima di
Cristo, in Egitto, i profumi avevano assunto anche un valore sociale, anzi
diplomatico: i faraoni, infatti, ne facevano dono ai sovrani alleati.
Nel 1500 a.C. la loro importanza
commerciale era già molto notevole, dato il largo uso che se ne faceva nella
vita quotidiana.
E in seguito non hanno fatto
altro che diffondersi nel mondo: ovunque, essi evocano immagini di lusso e di
eleganza, di bellezza e di prestigio.
Ingenti capitali sono oggi
impiegati in quella che è una delle industrie più lucrose e fiorenti.
Come si spiega un successo
così stupefacente?
La vanità, in ogni senso, è
vecchia quanto il mondo.
Presso gli antichi Egizi,
come oggi, i due sessi hanno sempre cercato di attrarsi, di piacersi a vicenda.
Gli Egiziani avevano grande
cura del proprio corpo e furono senza dubbio i primi ad elaborare vere e
proprie ricette di profumi e di rudimentali deodoranti.
Soprattutto all’epoca dei
Tolomei (dal 306 al 30 a.C.),
la fabbricazione dei profumi divenne in Egitto una vera industria, i cui
prodotti erano destinati non solo a uomini e donne, ma soprattutto agli imbalsamatori, che ne
impiegavano grandi quantità.
Le piccole giare che
contenevano oli e profumi sono tra gli oggetti più belli ritrovati nelle tombe
egizie.
Molti di questi recipienti
avevano forma di uccello o di pesce; i colori, blu o ambra, si riteneva che
aiutassero il profumo a mantenere intatta tutta la sua fragranza.
Ma solo i ricchi potevano
permettersi questi stupendi porta-profumi.
I poveri si cospargevano
invece di olio di palma, di cui c’era grande abbondanza.
I sacerdoti che preparavano i
profumi li conservavano in piccole scatole di alabastro o di onice, oppure in
fiaschette di vetro soffiato come quelle che si possono ammirare nel Museo
Nazionale del Cairo, in Egitto.
Le fiaschette hanno una
strozzatura sulla parte finale della boccetta che serviva a impedire una troppo
rapida evaporazione del profumo.
Anche 3 mila anni fa era
molto importante essere belli.
Leggete questa ricetta:
“Impastare bile di bue,
guscio d’uovo di struzzo tritato, germogli di spelta e versarvi un liquido
viscoso”.
Sareste autorizzati a pensare
che si tratti di una ricetta di cucina alquanto discutibile o di qualche
pozione magica, ma in realtà altro non è che la ricetta di una maschera di
bellezza inventata, secondo il Papiro di Ebers (un trattato di medicina scritto
nel 1500 a
.C. trovato in Egitto) per “eliminare le rughe dal viso”.
A quanto pare, allora come
adesso, la gente voleva a tutti i costi apparire più giovane e più bella.
Sono state trovate tante
altre ricette destinate a rendere la pelle più bella e luminosa.
Si pensava che queste creme facessero
miracoli; una, ad esempio, si credeva che potesse trasformare la pelle di un
vecchio in quella di un giovane.
Miele e latte, due
ingredienti tuttora impiegati nei cosmetici “naturali”, erano tra i rimedi più
comuni per i problemi della pelle.
In molti dipinti murali, le
donne egiziane vengono raffigurate con particolari oggetti conici collocati sul
capo.
Si trattava di pomate
preparate impregnando di grasso i fiori e sagomando la massa che ne risultava a
forma di cono.
Durante la sera, quando la temperatura
aumentava, il grasso colava, penetrando la pelle del viso e del collo e facendo
risaltare la bellezza delle antiche egiziane.
Le donne Egizie ricche,
potevano schiarirsi la pelle con un composto denso e cremoso
La biacca è un pigmento tossico a base di piombo, è una polvere molto coprente e solubile solo in acido nitrico.
Dal 1921, l’uso della biacca sotto forma di polvere, è stata proibita in parecchie parti del mondo. L’Italia la proibì del 1952.
Oggi viene utilizzata da alcuni pittori, particolarmente legati alla tradizione, per lavori di restauro di antiche pitture.
Ma le tecniche cosmetiche più sofisticate erano destinate a valorizzare gli occhi.
Erano molto in voga ombretti
di vari colori a base di antimonio, ingrediente tuttora impiegato nella preparazione
del maschere, il noto prodotto per colorare le ciglia.
Gli occhi venivano
evidenziati contornando gli occhi con il Khol nero o verde, che venivano
estratti dalla malachite, una pietra verde.
I capelli venivano dipinti
con l’essenza di hennè, come fanno oggi le donne egiziane.
Oltre ad abbellire, i
cosmetici avevano uno scopo pratico.
Originari dell’Egitto, gli
ombretti per occhi costituivano una protezione contro il sole e prevenivano le
irritazioni agli occhi.
Ancora oggi, i beduini e il
mondo arabo in generale, usano il khol,
una polvere naturale nera che viene applicata nel contorno degli occhi
per evitare irritazioni, infezioni.
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