martedì 30 aprile 2013

EGITTO ANTICO: IL MONDO FEMMINILE








ISIDE: madre e regina  
Nell' Egitto antico, Iside raffigurava il centro della nostra galassia, nel suo aspetto divino di Madre della Creazione.
Iside, creatrice di tutte le cose.

Essa era il primo elemento della vita, l'utero occultato di tutto ciò che esiste.

Nell'Egitto Antico, personificava la sorgente dei raggi cosmici, della polvere interstellare e di altri sostanze rare che scaturivano dal centro della galassia e che la scienza ha scoperto solo in tempi storici recenti.

Uno dei più grandi segreti racchiusi nella religione dell'Egitto antico, è infatti la conoscenza di un Sole segreto al centro dell'universo, oltre a quello che noi vediamo.

Nel codice alchemico, il centro della galassia viene anche chiamato il Sole nero; il Sole nascosto, quello non visibile.

E' il Sole segreto che incarna l'eterno femminino.

Il figlio di Iside e del suo consorte Osiride è il divino Horus, raffigurato anche mentre la dea lo allatta al seno.

Nell'Egitto antico, Horus simboleggia il Sole che splende nel cielo. 
 

Per mezzo di questa immagine metaforica, il mito egizio racconta che Iside, il centro della galassia, ha dato la vita al nostro Sole, proprio come il centro della galassia ha dato vita a tutto ciò che esiste.

A conferma di questa ipotesi i ricercatori Bouval e Hanckok,  hanno scoperto in questi ultimi decenni che i due condotti sud della grande Piramide di Cheope, quelli che partono dalla Camera del Re e dalla Camera della Regina, puntassero nel 10.500  a.C., rispettivamente verso la costellazione di Orione e la stella Sirio, che erano identificate nell’Egitto antico con Osiride e Iside.
Gli antichi egizi erano forse a conoscenza  che la vita sulla terra abbia avuto origine all’infuori della terra stessa, dal centro della nostra Galassia?

Iside, grande di magia, è la donna serpente che diventa l’ureo, il cobra femmina che si innalza davanti al Re per distruggere i nemici della luce.

Soltanto un’evoluzione negativa e un’interpretazione errata del simbolo primitivo trasformeranno la buona dea-serpente nel rettile della Genesi che inganna e corrompe Adamo ed  Eva.

Iside e Osiride testimoniano, invece, il vissuto di una conoscenza luminosa raggiunta grazie all’amore, che permette di andare al di là della morte.

Sotto le sembianze della Stella Sothis, Iside annuncia  la piena del Nilo; piangendo sul corpo di Osiride, fa salire l’acqua benefica che deposita il limo sulle rive e garantisce vita e prosperità al Paese.

Nell'Egito antico i ciuffi di papiro che emergono dal fiume sono la chioma della Grande Dea.

La magia cosmica di Iside nasce dalla sua conoscenza dei misteri dell’Universo.

Non c’era niente che Iside ignorasse, eccetto il nome segreto di Ra che costui non aveva riferito a nessuno, nemmeno alle altre divinità.

Iside non si arrese; voleva conoscere anche il nome segreto di Ra.

Adottò uno stratagemma per costringere Ra a rivelarglielo; raccolse uno sputo del dio e lo impastò con la terra dando forma a un serpente.

Nascose il rettile magico dietro ad un cespuglio situato sul cammino di Ra e quando questi passò di lì, il serpente lo morse ad un piede.

Il cuore di Ra bruciò, tremò e il suo corpo divenne freddo.

Ra era inattaccabile dalla morte ma il veleno gli inflisse un’atroce sofferenza e nessuno riusciva a guarirlo.
Il dio soffriva. Immerso nel suo dolore era incapace a fare qualunque cosa.

Fu Iside a chiedere a Ra di curarlo ed egli accettò…... ma Iside chiese che in cambio il dio le rilevasse il suo nome segreto.

Il dio del Sole e della Luce tentò di agire con astuzia dicendogliene parecchi, ma mai quello vero.

Iside, perspicace ed acuta non si lasciò prendere in giro e lo lasciò nel suo dolore.

Alla fine Ra, sfinito, stanco e sofferente fu costretto a rivelarle il suo nome segreto; Iside lo guarì….
E mantenne il segreto.

La nascita di Iside è situata simbolicamente  a Dendera, nell’Alto Egitto.

Secondo i testi la dea è venuta al mondo con al pelle rosa e la chioma nera.

 La madre era la dea del cielo Nut, mentre Amon, il dio nascosto e Shu, l’aria luminosa le hanno dato il soffio vitale.

Vittoriosa sulla  morte, Iside sopravvisse all’estinzione della civiltà egizia.

Nel mondo ellenistico, fino al V secolo d.C., il suo culto ebbe un ruolo fondamentale e si diffuse, quindi, in tutti i paesi del bacino del Mediterraneo e anche oltre.

E’ Inanna per i Sumeri, Ishtar per gli Accadi, Anat ad Ugarit, Atargatis in Siria, Artemide-Diana a Efeso, Baubo a Priene, Aphrodite-Venere a Cipro, Rea o Dictinna a Creta, Demetra ad Eleusi, Orthia a Sparta, Bendis in Tracia, Cibele a Pessinunte, Ma in Cappadocia,  Bellona-Cibele a Roma.

La dea divenne la protettrice di numerose confraternite iniziatiche, più o meno ostili al cristianesimo, che la consideravano il simbolo dell’onniscienza, detentrice del segreto della vita e della morte e in grado di garantire la salvezza ai suoi fedeli.

Esempio fu la città di Parigi.

Prima della nascita della città, Parigi era un “castro” romano.

Nel “castro”, un accampamento permanente, s’innalzava un tempio a Iside.
A detta degli storici questo tempio sorgeva dove  oggi si trova l’abbazia di Saint-Germain des  Près.

La regione sulla quale sorgeva il  castro romano veniva denominata, “Vicino al Tempio di Iside”, par-Isi, che sarebbe poi diventata “Parisis”- “Paris”.

Nell’agosto del 1793, quattro anni dopo la Rivoluzione francese,  sul luogo dove sorgeva la ben nota prigione della Pastiglia, venne eretta una grandiosa fontana; la “Fontana della Rigenerazione”, conosciuta anche come “Iside della Bastiglia”.



Si trattava di una statua della dea egizia Iside progettata da Jacques-Louis David, con l’acqua che zampillava dai capezzoli.

Era il liquido della “rigenerazione” che simboleggiava il nuovo ordine sociale e religioso della Repubblica francese; la folla beveva l’acqua quasi in delirio.

Nel maggio del  1814, dopo 25 anni dalla Rivoluzione Francese, fu collocato sul trono lo statista Talleyrand con il nome di Luigi XVIII , alla sua morte  il trono passò a suo fratello, il conte d’Artois, che prese il nome di Carlo X.

Entrambi i re erano massoni ed entrambi manifestarono una spiccata preferenza per il simbolismo dell’antico Egitto nelle loro opere pubbliche, e a questo proposito  Carlo X  fece portare a Parigi, intatto, un antico obelisco egizio, un elemento di una coppia che si trovava davanti al tempio di Luxor in Egitto.

Ora quel obelisco si trova ancora in Francia, in place de la Concorde, a Parigi.

Iside non esigeva soltanto una semplice devozione; per conoscerla, i suoi adepti dovevano praticare l’ascesi, non accontentarsi della fede, ma salire la scala della conoscenza e superare i diversi gradi dei misteri.

Unendo in sé il passato, il presente e il futuro, Iside, la madre celeste dell’amore infinito, fu a lungo una concorrente temibile del cristianesimo.

Ma nemmeno il dogma riuscì ad annientare l’antica dea;  Iside non si nasconde forse sotto le vesti della Vergine Maria, non prende forse il nome di “Nostra Signora”, alla quale sono dedicate tante cattedrali e tante chiese?

Con il primo vero affermarsi del Cristianesimo nell' Impero Romano sotto imperatori come Costantino I e Teodosio I,  a Roma e nei domini, vari templi consacrati ad Iside furono riadattati e consacrati come basiliche dedicate alla Vergine Maria, così come furono a volte modificati i dipinti e le opere raffiguranti la dea egizia. 

Tutto questo ha sicuramente aiutato l'accomunarsi delle due figure di fede a livello iconografico.

L’iconografia della Vergine con Bambino, ha quindi un’origine ben precisa: il culto della dea egiziana Iside, spesso rappresentata mentre allatta il bambino Horus.

Il culto è talmente simile alla Madonna col Bambino che nei secoli, ha ricevuto l'adorazione d’inconsapevoli cristiani.

Questa serie di icone, quadri e rappresentazioni aveva anche un nome latino ben definito: Madonna lactans o Virgo Lactans o Madonna del Latte.

Addirittura per un certo periodo  si diffuse l’uso di serbare con cura nelle chiese come reliquie, boccette contenenti il latte della Madonna (il Sacro Latte), cui si attribuivano gli effetti miracolosi di ridare il latte alle puerpere che lo avessero perso e di far rimanere gravide le donne.

E’ ragionevole supporre che già l'arte paleocristiana si sia ispirata alla raffigurazione classica di Iside per rappresentare la figura di Maria: la somiglianza in vari dipinti si ritrova per esempio nei tratti delicati ed eterei, nel tenere entrambe in braccio un infante, che è Horus per Iside e Gesù Bambino nel caso della Madonna.

Nella statua della Madonna di Castelmonte, provincia di Udine, la Madonna non solo è nera, ma ha anche il seno destro scoperto nella posa di dare il latte al figlio.

Sono stati tanti i grandi maestri a cimentarsi nella serie iconografica della Madonna del Latte.

Il caso più famoso  si chiama “Dittico di Melun”, un dipinto su due tavole di Jean Fouquet risalente al 1450. 

Un’opera che era stata commissionata per la Cattedrale della cittadina francese di Melun.



Il pannello di destra, quello più aderente all’iconografia della Madonna del latte, mostra la Vergine in trono che scopre un seno per allattare il Bambino, circondata da uno stuolo di cherubini blu e serafini rossi. 

Il dipinto è bellissimo, oltre che estremamente sensuale.



In questo campo si cimentarono anche Leonardo Da Vinci (Madonna Litta),  Robert Campin, (Madonna del parafuoco), Jan van Eyck (Madonna di Lucca),  Giovenone (Trittico Raspa), Andrea Pisano e Nino Pisano (Madonna del Latte) e il  Correggio, (Madonna del Latte e un angelo).

Numerose Madonne Nere sparse in tutta Europa, di cui una presente anche nella nostra regione, nel santuario mariano di Castelmonte, sono forse da ricondurre al culto di Iside, la Grande Madre.

Un'operazione nota come "sincretismo", la stessa per cui agli dèi del condomblè brasiliano, una religione afro-brasiliana, sono state associate le immagine dei Santi cattolici importate dai missionari, così Iside, la Grande Madre pagana avrebbe assunto il volto di Maria, colorato però di nero, come quello delle sue antiche raffigurazioni.
Le immagini delle Vergini Nere indicherebbero dunque i luoghi particolarmente legati alla Grande Madre, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i loro edifici sacri.





Vergini nere sono disseminate nelle chiese di tutta Europa; in Italia se ne trovano quarantuno; in Francia addirittura novantasei.

Le più famose sono quelle della cattedrale gotica di Chartres, chiamata Notre-Dame-sous-Terre, in Italia Loreto, in Spagna Montserrat, in Polonia Czestochowa.


E’ evidente che nel culto della Madonna rivive in modo concreto il culto pagano di Iside, che fu per due secoli la "Santa Madre" del mondo antico.

Iside "che tutto vede e tutto può, stella del mare, diadema della vita, donatrice di legge e redentrice" era la donna divinizzata.

Veniva rappresentava anche come una giovane donna, coronata da una falce di luna crescente, col figlioletto Horus tra le braccia. 

Gli attributi e gli appellativi con cui era nominata la grande dea Iside erano così numerosi che nei geroglifici viene chiamata « la dea dai molti nomi », « la dea dai diecimila nomi » e nelle iscrizioni greche  “la dea dalle miriadi di nomi ».

Nei diecimila nomi della dea Iside, troviamo:   
abile nel calcolo, nella scrittura, alto faro di luce, produttrice e dispensatrice di vita, comprensiva, consacrata, colei che abbraccia la terra, dea della rugiada, gentile, gioia, maga che guarisce, madre di dio, madre divina, mediatrice tra il cielo e la terra,  salvatrice dell’umanità, stella del mattino, sovrana del mondo, sposa di Dio,  protettrice dei marinai, ovvero Stella Maris.

Iside era la  Signora dell’"Ank",  Chiave della Vita, e dei meccanismi rigenerativi che presiedono alla sua perpetuazione.

I sapienti egizi la mostravano con il geroglifico che raffigurava il simbolo del potere sacro: il "Trono", posto sulla testa della Dea.

Una civiltà si modella su un mito o un insieme di miti.

Mentre nel mondo giudaico-cristiano la figura di  Eva è quanto meno “dubbia”, priva di spessore e di potere, da ciò si deduce l’innegabile e drammatica condizione di minorità spirituale delle donne inquadrata in questo clero: nell’universo egizio le cose stavano ben diversamente.

La donna non era fonte di alcun male né di alcuna corruzione della coscienza, anzi, era stata lei, attraverso la grandiosa figura di Iside, ad affrontare le peggiori prove e a scoprire il segreto della resurrezione.

Modello per le regine, Iside lo fu anche per le spose, le madri e le donne più umili.

Alla fedeltà univa un coraggio incrollabile di fronte alle avversità, un’intuizione fuori dal comune e la capacità di penetrare il mistero.

La sua ricerca serviva da esempio a tutti colori che tentavano di vivere per l’eternità.

Molte regine dell'antico Egitto si identificavano con la Grande Dea Iside. 


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