venerdì 12 aprile 2013

EGIZIANO ANTICO: favola egizia " la conquista della città di Joppe"




L’inizio del manoscritto  egiziano antico manca, ma è possibile comunque ricostruirne il senso.

Gehuti, un generale di re Thutmose III è dinanzi alla città fortificata di Joppe, l’attuale Giaffa, in Palestina e sta escogitando un inganno per conquistarla, possibilmente senza combattere.


arcieri nubiani

L'egiziano antico usava molto l'astuzia.
Il piano è pronto: il generale invia un messaggio al principe di Joppe, il “maledetto”, comunicandogli la propria resa, per attirarlo nel suo accampamento per le trattative.
Il principe di Joppe si presenta con un seguito di 120 cavalieri.

I soldati del faraone accolgono i sudditi nemici, mentre il principe stesso entra nella tenda del generale egiziano e ben presto iniziano a fare allegramente bisboccia.

Il manoscritto stilato in egiziano antico, inizia a questo punto, anche se nelle parti iniziali presenta alcune lacune: 

........ Un’ora dopo, quando erano ubriachi, Gehuti disse al principe di Joppe:
“Io stesso, con mia moglie e i miei figli, mi consegnerò a te personalmente. 
Fa entrare gli uomini in modo che diano da mangiare ai cavalli: altrimenti rischiamo che arrivi un birbante e che faccia lui l’auriga”.

I cavalli dunque furono fatti entrare e fu dato loro da mangiare.

In quel frangente fu portata la gran clava del re Thutmosis e vennero a riferirlo a Gehuti.

Il principe di Joppe gli disse:

“Il mio cuore arde nella speranza di vedere la gran clava del re Thutmose.
Da queste parti c’è una donna di nome Tiutnofret.
Per Ka (l’anima) del re Thutmose: oggi stesso sarà tua, se sarai così gentile da mostrarmi la clava.”

Egli, Gehuti, fece come gli era stato chiesto, impugnò la clava del re Thutmose, prese il principe di Joppe per il vestito, si levò dinanzi a lui e gli disse:

“Guardami, maledetto principe di Joppe!
Ecco re Thutmose, il leone feroce, il figlio di Sechmet, la dea della guerra, al quale Amon, suo padre, ha dato la vittoria!”

Alzò il braccio e colpì il principe Joppe sulla tempia.

Quello cadde svenuto. 

Gli mise le manette e lo legò con cinghie di cuoio, un sistema usato dall'egiziano antico che è tutt'ora in uso.

Poi gli disse:
“Portatemi il rame…..” e gli furono legate ai piedi quattro barre di rame.

Poi si fece portare duecento ceste che aveva fatto intrecciare e ordinò a duecento soldati di entrarvi. 

Le loro braccia furono caricate di corde e di manette ed esse (le ceste) furono sigillate.

Ai soldati erano stati dati anche i sandali e i bastoni.

Furono poi affidate a dei soldati giovani affinché le trasportassero: in tutto erano cinquecento uomini.

Dissero ai soldati:

“Quando entrate in città fate uscire i vostri commilitoni, catturate tutti gli abitanti e legateli subito con le corde.”
Poi uscirono e dissero all’auriga del principe di Joppe:

“Il tuo signore manda a dirti:
 “Và e riferisci a tua moglie:
Gioisci, poiché il dio Sutech ci ha affidato Gehuti, con sua moglie e i suoi figli.
Ecco, questi sono i loro primi tributi!””

Doveva dirle così in riferimento alle duecento ceste, che contenevano i soldati, le manette e le funi.

Egli, l’auriga, avanzava davanti a loro, e allietò il cuore della sovrana con le parole:
“Abbiamo catturato Gehuti!”

I soldati aprirono le porte ed entrarono nella città.

Fecero uscire i loro commilitoni dalle ceste, catturarono gli abitanti, giovani e vecchi, i li legarono immediatamente con funi e manette.

In questo modo il braccio possente del faraone aveva conquistato la città.

L'egiziano antico faceva tutto per il suo sovrano, anche se questo non era presente.

Nella notte Gehuti inviò un messaggio in Egitto da re Thutmose, il suo sovrano, che gli disse:

“Gioisci! Amon, il tuo genitore perfetto ti ha affidato il principe di Joppe, i suoi sudditi e la sua città.

Fa venire della gente perché conduca i prigionieri in Egitto e affinché la casa di tuo padre Amon-Ra, il re degli dei, si riempia di schiavi e schiave caduti ai tuoi piedi, per l’eternità”

Aggiunta del copista:
 “E’ stata felicemente portata a termine grazie al Ka dello scriba, dalle dita abili, scrittore militare…”


Questa favola si ricollega strettamente a personaggi e fatti storici. Qui si può vedere da dove sia partita l’idea geniale del cavallo di Troia (le ceste). 





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