martedì 1 aprile 2014


 LA CULTURA EGIZIA ED IL SUO RAPPORTO CON LE STELLE



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Il mondo degli antichi egizi era regolato da un ordine cosmico chiamato Maat, che non era altro che l’ordine visibile in cielo, rappresentato dai cicli osservabili, precisi e prevedibili del Sole, della Luna e delle stelle.
Gli antichi egizi possedevano una fede incrollabile nel fatto che questo ordine cosmico influisse sul mondo materiale ed umano sottostante, specialmente per quanto riguardava il cruciale straripamento annuale del Nilo, dal momento che nulla li affascinava, li intimidiva e li spaventava di più della piena del Nilo, che iniziava alla fine di giugno e terminava alla fine di settembre.
Si trattava di un miracolo annuale che rigenerava i raccolti e la vita di tutto l’Egitto. Una piena insufficiente a giugno, avrebbe causato carestia e pestilenza.
Questa la ma a doppio taglio che incombeva perennemente sulla Terra d’Egitto costringeva coloro che abitavano lunghe le rive del grande fiume a fare ricorso ad espedienti magici per assicurare ogni volta che l’inondazione fosse “buona”.
Sin dai primordi della loro civiltà essi si accorsero che alla fine di marzo le stelle della costellazione di Orione e di Sirio scomparivano al di sotto dell’orizzonte occidentale dopo il tramonto, rimanendo nell’”oltretomba” per un certo periodo di tempo (circa tre mesi) prima di riemergere all’alba al di sopra dell’orizzonte orientale verso la fine di giugno, proprio quando le acque del Nilo iniziavano a sollevarsi.
Durante questo cruciale periodo in cui le stelle soggiornavano nell’”oltretomba”, i sacerdoti-astronomi notarono anche che il Sole viaggiava lungo l’eclittica da un punto situato immediatamente al di sotto del luminosissimo ammasso stellare delle Pleiadi (corrispondente all’equinozio di primavera) fino ad un punto più lontano appena al di sotto del petto del Leone celeste, il segno del Leone appunto (corrispondente al solstizio d’estate), sfiorando nel suo tragitto la costellazione di Orione e la stella Sirio.
Cominciò allora a formarsi l’idea che percorrendo quella particolare porzione di cielo, da essi chiamata Duat, il Sole compisse un rituale magico, una sorta di via Crucis, che avrebbe portato alla rinascita delle stelle e a quella del Nilo quando, alla fine di giugno, Sirio fosse riapparso all’alba al di sopra dell’orizzonte orientale.
Tale evento astronomico si verificava inoltre il giorno del solstizio d'estate, il momento in cui il Sole raggiunge la sua massima declinazione nord, che venne giustamente considerato il primo giorno dell'anno e chiamato, tra le altre cose, “la Nascita di Ra”, il dio sole.
Una mitologia e una religione celeste si svilupparono attorno all'osservazione dei cicli del Nilo e degli astri ed è interessante notare che intorno al 2800 a.C. iniziò a delinearsi gradualmente un piano ambizioso per “abbassare”, portare sulla terra, letteralmente, l'ordine cosmico in modo tale che il faraone, il figlio di Ra sulla Terra, potesse intraprendere il medesimo magico viaggio in un Duat terreno assicurando così all'Egitto una “buona” inondazione.
Un detto ermetico afferma: “Così in alto, così in basso”.
A tal fine venne attuato un massiccio progetto pangenetico che implicò la costruzione in siti predeterminati di gruppi di piramidi “stellari” rappresentanti Orione e le Pleiadi, e di grandi templi solari collocati su entrambe le sponde del Nilo indicanti quella parte dell'eclittica lungo la quale il dio sole viaggiava attraverso il Duat dall'equinozio di primavera al solstizio d'estate.
I lenti mutamenti ciclici osservabili nel paesaggio cosmico, causati dalla precessione e dalla peculiarità del calendario civile egizio nel corso dei tremila anni della civiltà faraonica, si riflettono nei mutamenti visibili al suolo nell'evoluzione dei templi lungo i mille kilometri della Valle del Nilo durante quelli stessi tremila anni.
In altre parole, il ricercatore Robert Buval, intende dimostrare l'esistenza di un “Egitto cosmico” che si estendeva da nord a sud ed era inscritto segretamente nella geografia della Valle del Nilo. Questo tempo era regolato ed amministrato da sacerdoti-astronomi guidati da un faraone solare. Durò per più di tremila anni e si può ancora individuare nella disposizione delle piramidi e dei templi che sopravvivono ai giorni nostri.

(tratto da “Il Codice Egizio” di Robert Buval)

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