Ad esempio, se qualcuno li maltratta o quando sono in amore e vorrebbero accoppiarsi invece di trasportare bagagli e persone.
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lunedì 10 dicembre 2012
FLORA E FAUNA DEL DESERTO: CAMMELLI E DROMEDARI
Ad esempio, se qualcuno li maltratta o quando sono in amore e vorrebbero accoppiarsi invece di trasportare bagagli e persone.
sabato 8 dicembre 2012
NUOVI IPOTESI E NUOVI STUDI SU AKHENATON, IL FARAONE RIBELLE
Sembra che alla base dello scisma religioso guidato dal Faraone Amenofi IV, chiamato più comunemente Akhenaton, vi fosse in realtà la volontà da parte del Faraone stesso di ripristinare l’ordine di Maat sulla terra d’Egitto.
La dea Ma’at rappresentava il principio di Giustizia, Verità e Ordine. Essa era la “coscienza cosmica”
Ma’at si contrappone al caos, perché essa è l’ordine dell’Universo stesso.
Ma Ma’at non era soltanto un principio in sé, era anche una forza che permetteva al sole di sorgere, agli astri di risplendere e all’umanità di prosperare.
I Faraoni Egizi dovevano garantire l’ordine; l’ordine cosmico posto alla base dell’universo esistente. L’ordine cosmico era rappresentato da Ma’at, dea della giustizia e dell’equilibrio che, per gli antichi Egizi era il bene supremo e la legge suprema alla quale tutti si dovevano conformarsi.
Gli antichi Egizi sarebbero inorriditi di fronte all’eventualità di un turbamento dell’ordine e il “peccato” (se così lo vogliamo chiamare) rappresentava per loro non tanto una colpa, quanto la violazione di tale ordine posto dagli Dei.
Una violazione di tale ordine avrebbe portato a un turbamento dell’ordinato svolgersi delle cose e l’Egitto sarebbe precipitato nel caos.
Akhenaton è passato alla storia per aver bandito dall’Egitto il culto verso tutti gli altri dei all’infuori di Aton, il suo nuovo dio sole simboleggiato da un disco solare dal quale scendono verso il basso raggi dorati. Su alcune immagini che ci sono pervenute fino a noi, si può vedere che alla fine dei raggi spuntano delle mani.
Akhenaton è’considerato il precursore del monoteismo: una religione, un solo dio; il sole.
Vi sono comunque aspetti di questo Faraone che si discostano dai modelli degli altri Faraoni.
Questo re era pieno di misticismo e la sua dedizione all’ordine cosmico, a Ma’at, era totale e assoluta.
Tutti gli scritti dell’epoca sottolineano che Akhenaton era “ankh em maat”, “vivente in Maat”.
Così scrive l’egittologo inglese Cyril Aldred, “il re era la personificazione di Maat, una parola che traduciamo con “verità” o “giustizia”, ma che ha un significato più esteso, in quanto giusto ordine cosmico all’epoca della sua fondazione da parte del Creatore…. Vi è negli insegnamenti di Akhenaton un’enfasi costante su Maat….. come non si ritrova né prima né dopo di lui”.
Quando Amenofi IV (il futuro Akhenaton) salì al trono nel 1353 a.C. circa, all’età probabilmente di sedici anni, egli era co-reggente insieme al suo anziano padre, il grande Amenofi III.
Amenofi IV non perse tempo e avviò già da subito la sua grande riforma religiosa, costruendo un tempio a Karnak dedicato ad Aton.
Una cauta politica di affrancamento dall'eccessiva influenza del clero tebano era stata iniziata gia' dal nonno di Amenhotep IV, Tuthmosis IV, e proseguita dal successore, il padre Amenofi III.
Possiamo immaginare il grande fastidio che questo procurò alla potente casta sacerdotale di Karnak, adoratrice di Amon-Ra.
Con tutta probabilità, come sostengono alcuni studiosi, Akhenaton concepì il culto di Aton come uno sviluppo connesso alla vecchia religione solare e si dichiarò Profeta di Ra-Horakhti.
Per l’egittologo tedesco Hermann Schlogl, nei primi anni di regno di Akhneaton “il dio sole Ra-Horakhti … era identico ad Aton” e che “il nome di Aton significava letteralmente -il Vivente, Ra-Horakhti che giubila all’Orizzonte-”
All’epoca in cui salì al trono Akhenaton, i sacerdoti di Karnak avevano accumulato grandi ricchezze materiali attraverso le donazioni dei fedeli, la riscossione delle tasse e anche una cospicua percentuale di bottini di guerra.
Varie documentazioni ci danno prova che essi possedevano estesi territori e controllavano quasi interamente la vita commerciale dell’alto Egitto.
I sacerdoti di Karnak si lodavano che il loro dio sole, Amon, fosse la divinità assoluta dell’Egitto, avendo questi assimilato in sé i poteri e perfino i nomi dei più antichi dei solari di Eliopoli, Ra e Horakhti.
I simboli, la nomenclatura e l’iconografia di Amon iniziarono a diffondersi ovunque soppiantando quelli delle più antiche divinità solari eliopolitane e causando inevitabilmente uno scisma tra il Nord e il Su dell’Egitto.
Con un tale potere e tali ricchezze i sacerdoti incominciarono anche a rappresentare una minaccia politica per il Faraone, perché il potere illimitato corrompe in modo assoluto.
A causa di questo straripante potere dei sacerdoti di Karnak la tensione fra il Faraone Akhenaton e la casta sacerdotale divenne altissima, e, in questo clima così preoccupante, possiamo immaginare che il re temesse per il suo trono e persino per la sua vita.
Possiamo ipotizzare che forse fu proprio a causa di questo grande potere della casta sacerdotale di Karnak a suggerire al Faraone di rivolgersi nuovamente all’epoca in cui la religione solare era nella mani dei più puri e leali sacerdoti di Eliopoli.
O forse il Faraone Akhenaton fu ispirato sia da Maat, la reggitrice dell’ordine cosmico, che dai timori verso i sacerdoti del tempio di Karnak.
Si sa per certo che Amenofi IV cambiò il suo nome in Akhenaton, che significa “la gloria di Aton”, nel quinto anno del suo regno.
Questo nuovo nome fece sicuramente infuriare i sacerdoti di Karnak, del tempio di Amon-Ra. Essi, forse, considerarono il cambiamento del nome da Amen-ofi, che significa “disco splendente del sole”, in Akhenaton come un affronto diretto a loro.
La crisi precipitò quanto Akhenaton rese noto che il culto di Amon-Ra era messo al bando in tutto l’Egitto e che il tempio di Karnak sarebbe stato ufficialmente chiuso.
Subito dopo egli annunciò che avrebbe trasferito se stesso e tutta la sua corte presso la nuova città che stava progettando di costruire più a nord e che sarebbe stata chiamata Akhet-Aton, “l’Orizzonte del Disco Solare”, ad alcuni chilometri a ovest dell’odierna città di Tell ed-Amarna.
Akhenaton proclamò che fu “suo padre” Aton in persona a scegliere quel sito per edificare la sua nuova ed eterna città del Sole.
Quale visione aveva convinto Akhenaton a scegliere questo luogo per edificare la città a lui comparsa in sogno?
Che cosa vide Akhenaton a Tell el-Amarna? Che cosa lo convinse che quel luogo era il regno del dio sole?
I furiosi sacerdoti di Amon-Ra, intorno al 1335 a.C. rasero al suolo l’intera città. Non lasciarono in piedi nemmeno una pietra e per molti secoli non si seppe più niente di essa fino al 1798-99, quando quasi per sbaglio il francese Edmè Jomard, al seguito della spedizione napoleonica, con sua grande sorpresa, si ritrovò davanti le antiche rovine.
Dagli studi che seguirono alla sua scoperta, la città di Akhet-Aton doveva essere una grande metropoli, lunga dodici chilometri e larga due. Si stima che la popolazione della città, al suo massimo splendore poteva raggiungere i trentamila abitanti.
Il regno di Akhenaton durò all’incirca diciotto anni ed è noto come “periodo amarniano”, poiché ebbe il suo centro proprio nella città di Akhet-Aton, nei pressi dell’odierna Tel el-Amarna.
All’inizio si trattava di un ritorno alla religione solare di Eliopoli e del suo dio Ra-Orakhti, Ra, l’Orizzonte-Horus, molto più antica e quindi più pura e legittima.
Per gli antichi Egizi, come anche per altre antiche culture, era il passato e non il presente a rappresentare il modello perfetto, l’età dell’oro in cui l’ordine sociale era impregnato di qualità morali elevate, di profonde idee religiose, e soprattutto di uno stretto rispetto della legge cosmica, come testimoniano le grandi piramidi e i templi solari che si ergevano a Eliopoli.
Questo è anche il periodo in cui ci fu un grande cambiamento artistico, una sorta di rinascimento egiziano.
Secondo l’egittologo Arthur Weigall, l’arte di Akhet-Aton può essere considerata una specie di rinascimento, un ritorno al periodo classico dei tempi arcaici; il motivo sottostante di quel ritorno era il desiderio di evidenziare la figura del re in quanto rappresentante del più antico tra tutti gli dei, Ra-Horakhti”.
Tutto questo fa pensare che Akhenaton vedesse se stesso, o forse il defunto padre Amenofi III che prima di lui rivolse la sua attenzione al dio sole di Eliopoli, come un dio solare di ancestrale, una sorta di messia che tornava sulla terra e che avrebbe strappato il potere dalle mani del clero corrotto di Karnak per restituirlo ai suoi veri custodi, i puri e fedeli sacerdoti di Ra-Orakhti di Eliopoli.
E se la motivazione nascosta di Akhenaton, la sua brillante strategia fosse stata quella di far diventare l’Egitto un regno cosmico soggetto alla legge di Maat, con l’eterno e imperturbabile ciclo del sole che faceva sì che l’astro si alternasse tra il Nord e il Sud?
Se questa strategia avesse avuto successo, avrebbe eliminato una disputa religiosa che durava ormai da migliaia di anni e che si stava trasformando in una pericolosa lotta politica tra il Nord e il Sud.
Nello stesso tempo questo avrebbe imposto all’Egitto un unico simbolo del dio sole, Aton, il disco solare visibile a tutti, la cui forma perfetta rappresentava il Creatore unico di tutte le cose e il cui unico centro religioso sarebbe venuto a trovarsi esattamente al centro, nel cuore dell’Egitto.
La riforma di Akhenaton non ebbe fortuna e fu un fallimento forse anche perché, nell’ambizioso progetto il Faraone aveva sottovalutato il pericolo che rappresentava la casta sacerdotale di Karnak.
I sacerdoti di Karnak non erano molto disposti ad abbandonare la ricchezza e il potere acquisiti per consegnarli nelle mani del Faraone Akhenaton e permettere che trasferisse la capitale a Akhet-Aton.
Eppure, dal suo punto di vista, Akhenaton era devoto al dio sole e “vivente in Maat”, ma al clero di Karnak non interessavano queste cose; loro desideravano solo tenere il potere religioso il più a lungo possibile, anche con pugno di ferro che aveva portato loro ricchezze illimitate.
Quando Akhenaton venne incoronato, il clero tebano possedeva il controllo effettivo di tutto il tesoro reale e di tutte le rendite finanziarie. Naturalmente non avevano alcuna intenzione di perdere tutto questo solo perché un mistico re diciottenne, forse pazzo, credeva di essere un messia venuto a trasformare il sistema religioso egiziano in monoteismo.
Anche se inizialmente tollerarono questo capriccioso re visionario, poi furono obbligati a intervenire.
Per essere equi con il giovane Faraone, dobbiamo dire che i sacerdoti impiegarono ben diciassette/diciotto anni prima di fare una contromossa per togliere il potere al re ribelle.
Non si hanno informazioni certe sulla morte del Faraone ribelle. La sua mummia non è ancora stata ritrovata. Forse può essere stato ucciso, ma non si sa niente in proposito.
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CIVILTA' EGIZIA - AKHENATON, IL FARAONE RIBELLE
Il Regno del Faraone Amenofi (Amenhotep IV – Akhenaton, 1369 -1352 a.C.) circa, scosse le fondamenta dell'antico Egitto. Poco tempo dopo essere salito al trono, il faraone sostituì le antiche divinità egizie con il culto di un solo Dio, Aton, il Sole.
Akhenaton, fu il decimo faraone della XVIII dinastia.
Akhenaton, assieme alla sua bellissima moglie Nefertiti, abbandonò Tebe (l’attuale Luxor), l’antica capitale sulle rive del Nilo, sacra al dio Amon, dove si ergeva maestoso il tempio di Karnak, dedicato appunto al dio Amon.
Akhenaton fondò una nuova capitale, Amarna, in un tratto di deserto lungo il Nilo, 300 Kilometri più a nord.
Per decreto reale soppresse i grandi centri di potere che erano gli immensi templi, come quello di Karnak, con le loro vaste proprietà, ridimensionando il potere della casta sacerdotale che aveva acquisito, nel corso degli anni, molta autorità politica e smisurate ricchezze.
Quest’atto non fu gradito alla casta sacerdotale fedele al dio Amon-Ra.
La nuova religione del dio unico, Aton, fu imposta per legge a tutto l’Egitto.
Ad Amarna, il faraone e la sua meravigliosa consorte Nefertiti adoravano il dio Sole in vasti cortili illuminati dai suoi raggi, simbolo di vita, che penetravano in ogni anfratto.
Il faraone appassionato per la sua nuova fede, cambiò il proprio nome Amenofi in quello di Akhenaton (“Colui che piace ad Aton”), e quello della città di Amarna in Akehtaton (Orizzonte di Aton”), in onore al suo dio Aton.
Alcuni storici considerano il faraone Akhenaton come il pioniere del monoteismo e grande difensore della pace, dell’amore e della creatività artistica.
Altri lo considerano soltanto un pazzo, fanatico con ossessioni mistiche che con il suo disinteresse alle campagne militari e alla diplomazia causò danni immensi all’Egitto.
Amenothep IV-Akhenaton, era differente fisicamente da tutti i faraoni che l’avevano preceduto. Con le sue labbra sporgenti, la testa sproporzionata e allungata in corrispondenza della nuca, fianchi larghi e ventre dilatato (come si può vedere dai bassorilievi e dalle statue che sono pervenute fino a noi) il faraone, pur dimostrando un volto volitivo ed enigmatico, non era fisicamente una bellezza.
L’arte dell’epoca sembra esasperare quelli che noi potremmo chiamare difetti fisici del faraone, quasi a esaltarne la sua unicità.
E Akhenaton fu davvero un faraone unico!
Aton era rappresentato come disco solare, di solito con l’ureo come insegna del suo potere e i suoi raggi terminano in mani che estendono ai sudditi il suo favore.
I motivi di questa riforma non erano esclusivamente di origine religiosa; è possibile che il faraone intendesse ridimensionare la troppo potente casta sacerdotale per favorire una riforma della amministrazione che fino a quel momento era stata nelle mani dei sacerdoti.
Oltre alla religione il faraone ribelle modificò lo stile della sua raffigurazione. Prese chiaramente le distanze dall’ideale di perfezione che fino allora il faraone incarnava, lasciando che lo si rappresentasse con la nuca sporgente e con il suo corpo, dalle forme rotonde e vagamente femminili che era qualcosa d’inusuale.
Qualcuno ha pensato che queste deviazioni della norma rispecchiassero deformità presenti nel corpo del faraone o una malattia di cui questi soffrisse, ma non ci sono prove a sostegno di questa tesi.
Parametri nuovi rispetto al tradizionale repertorio di raffigurazioni sono i quadretti familiari in cui si vedono le figliolette del faraone che giocano, o tre di loro sedute in compagnia dei genitori, mentre il disco solare di Aton illumina con i suoi raggi la famiglia reale.
Il regno di Akhenaton durò diciassette anni e non sappiamo nulla di come morì o dove fu sepolto.
Dopo la sua morte i sacerdoti e i seguaci degli antichi dei deposti riconquistarono il potere.
Il suo successore fu Tutankhaton (che aveva sposato una delle figlie di Akhenaton), cambiò il suo nome in Tutankhamon, riportando quindi sul trono il vecchio dio Amon-Ra e fece ritorno nella vecchia capitale di Tebe assieme alla sua famiglia e alla corte.
Proprio come Akhenaton aveva pianificato la distruzione degli antichi dei, il suo successore, o forse il corpo sacerdotale, si accanì contro la memoria di Akhenaton e contro Aton.
La capitale di Amarna e i templi dedicati al dio Aton furono distrutti o furono ridedicati agli antichi dei e le raffigurazioni del re vennero cancellate a colpi di scalpello.
Le accuse che gli si rivolsero furono le più gravi che si potessero muovere contro il faraone: aveva governato “senza Maat”, quindi contro l’ordine divino, ed era stato perciò un vero danno per l’Egitto.
Raffigurazioni di Akhenaton e della sua famiglia ci sono pervenute fino a noi per puro caso: pitture tombali, rilievi su pietra usati nelle fondazioni di nuovi templi, o resti di opera di scultura, come la famosa testa della moglie di Akhenaton, Nefertiti, che oggi si può ammirare in un museo di Berlino.
La regina Nefertiti indossa un ampio collare colorato e una corona blu attorno cui è legata una benda. Sopra la fronte c’è un ureo, insegna del potere regale, ma è stato rotto.
Il busto fu trovato tra le rovine di una bottega di scultore ed è probabilmente servito da modello per altri lavori.
Il busto della regina Nefertiti è il più famoso tra quelli prodotti dall’arte egizia, esso incarna l’ideale di bellezza senza tempo.
Le origini della regina Nefertiti, come molti altri aspetti della sua vita, sono avvolte nel mistero, ma la sua avvenenza è fuori di ogni dubbio.
Il nome Nefertiti significava “è giunta la bellissima”, e il faraone, che sembra provasse per la regina un sentimento molto simile alla devozione, la chiamava la “Signora della felicità” o “Signora di grazia”. Ma Nefertiti non aveva solo un ruolo ornamentale in famiglia.
Sembra fosse costantemente al fianco di suo marito, il faraone Akhenaton e le raffigurazioni che si sono salvate dalla furia dei sacerdoti di Amon-Ra, lo dimostrano.
Nel dodicesimo anno di regno del faraone Akhenaton avvenne qualcosa alla “Signora di grazia”. Il nome Nefertiti scomparve dalle iscrizioni sui monumenti; da quell’anno in poi il suo nome non è più menzionato. Si presume che morì.
La sua tomba, come quella del faraone Akhenaton non è mai stata ritrovata fino a oggi.
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RELIGIONE EGIZI: ISIDE E OSIRIDE
martedì 27 novembre 2012
TOMBE DEI FARAONI: LE MUMMIE
Molte culture hanno messo a punto un metodo particolare, detto imbalsamazione, in grado di produrre artificialmente questo risultato che si può vedere molto bene nelle tombe dei faraoni.
sarcofago regina Ahhotep XVIII dinastia |