martedì 27 novembre 2012

TOMBE DEI FARAONI: LE MUMMIE

Le mummie sono corpi conservati di persone o animali morti che si trovano nelle tombe dei faraoni.

La parola mummia, originariamente fu coniata per definire le salme avvolte in bendaggi nelle tombe dei faraoni, della civiltà degli antichi Egizi.

In senso più ampio, però, qualsiasi cadavere che abbia conservato la pelle è una mummia.

Se al momento della morte o della sepoltura si verificano determinate condizioni, le salme possono mummificarsi, cioè conservarsi, in modo naturale.

Questo può accadere nei luoghi umidi e paludosi, dove la torba conserva bene i corpi, al freddo rigido delle alte quote, nelle regioni polari o nei deserti caldi e secchi. Più spesso tuttavia i cadaveri si mantengono per disidratazione, essicazione, in climi asciutti e ventilati come nelle tombe dei faraoni.

Molte culture hanno messo a punto un metodo particolare, detto imbalsamazione, in grado di produrre artificialmente questo risultato che si può vedere molto bene nelle tombe dei faraoni.
     

sarcofago regina Ahhotep XVIII dinastia

   

Gli antichi Egizi sono famosi per i loro sofisticati metodi di imbalsamazione e per complessi riti e usi funebri.
 La mummificazione ha un significato religioso, legato alla speranza della continuazione della vita dopo la morte.

La conservazione del corpo del defunto in modo che rimanga riconoscibile è quindi legata alla credenza della rinascita e di una vita migliore nell’oltretomba.

Gli antichi Egizi credevano che l’anima lasciasse il corpo al momento della morte. 
Dopo la sepoltura l’anima si sarebbe riunita al corpo e la mummia avrebbe continuato a vivere  nell’altro mondo. Perché ciò potesse accadere, il corpo doveva essere ben conservato con appositi sistemi.

Veniva quindi avvolto in bende e deposto in un sarcofago, solitamente di legno, nelle tombe dei faraoni.

La morte per gli antichi Egizi, è un passaggio verso la seconda vita. “Sarai come Ra, sorgerai e tramonterai in eterno” recita il Libro dei Morti.

La mummificazione prepara il defunto, uomo o animale che sia, ad affrontare il viaggio verso l’aldilà.

“Camminerai sulle tue gambe fino alla dimora dell’eternità….Le tue mani potranno reggere per conto tuo fino al luogo della durata infinita”, così prosegue il Libro dei Morti che veniva recitato dai sacerdoti davanti alla mummia del re, nelle tombe dei faraoni.

L’essere vivente consiste in un supporto materiale, il corpo, al quale sono legati gli elementi immateriali: il BA, che corrisponde più o meno all’anima o alla personalità; il KA, che si può definire come “energia vitale” o “doppio eterico”.

La morte separa questi tutti questi elementi.

Per poter iniziare la “seconda” vita è necessario che il corpo si ricongiunga con gli elementi spirituali che lo animavano. Il corpo deve quindi essere preservato.

A ogni tappa della mummificazione le formule magiche rassicurano il defunto sulla sua integrità corporale. La distruzione del corpo comporta il più grave dei rischi: la morte definitiva, la scomparsa, l’annientamento. Sembra essere proprio questo timore all’origine della pratica della mummificazione in uso fin dall’Antico Regno di collocare nelle tombe dei sovrani e dei nobili delle riproduzioni del defunto, statue o teste di riserva in legno o terracotta, per sostituire il corpo deteriorato o mal conservato.

Si potrebbe pensare, tenuto conto delle pratiche e dei monumenti funebri che sono pervenuti fino a noi, che gli antichi Egizi accordassero poca importanza alla vita. Non è così: a tutte le epoche essi l’hanno considerata come il bene più prezioso: “la tua felicità ha più peso della tua vita futura”, recita una iscrizione funeraria del Nuovo Regno.

La morte per gli antichi Egizi rappresentava un semplice passaggio tra due vite e al contempo come un termine, come l’accesso al “luogo da cui non si torna indietro”.

Durante l’Antico Regno solo il sovrano sembra godere di un destino privilegiato. 

Secondo il mito stellare, egli deve raggiungere le “stelle fisse”, le circumpolari e vivere tra gli dei con i quali si identifica. 

Secondo le credenze solari, egli accompagna il sole nella sua corsa attraverso l’”oceano celeste” e partecipa alla rinascita quotidiana dell’astro.

Durante il nuovo Regno il mondo dei morti è ormai visto come una dimora sotterranea sulla quale regna Osiride. 

Questo dio incarna la funzione regale, la forza che governa la vegetazione (alle volte si trovano delle pitture o delle statue di Osiride dipinto di verde) e il perpetuarsi della vita.

Anch’egli ha sperimentato la morte (ucciso dal fratello Seth) e la resurrezione grazie alla dea Iside, sorella e moglie, per questo egli è il dio dei Morti.

Dopo vari rituali e passaggi, il re defunto è pronto per compiere il viaggio nel mondo sotterraneo.

Lo accompagna in questo viaggio il Libro dei Morti, che sottoforma di papiro arrotolato viene deposto nella bara, sulla mummia o in un contenitore usato come base di una statua di Osiride.

 Il papiro, ampiamente illustrato costituisce una sorta di mappa dell’aldilà. 

Ci sono dei tranelli, dei pericoli da evitare, dei mostri da sconfiggere; un mondo popolato da creature mostruose.

Il defunto deve conoscere le formule magiche che gli consentiranno di superare ogni ostacolo e di giungere nel regno dei beati. 

Dopo essere stata imbalsamata e avvolta in bende, la mummia viene deposta in un sarcofago interno, che potevano essere più di uno, a loro volta inseriti in un sarcofago esterno.

Gli antichi Egizi credevano che essi proteggessero magicamente il corpo. 

Erano decorati con motivi ispirati ai testi religiosi e con iscrizioni di formule magiche e incantesimi che avevano lo scopo di aiutare lo spirito della mummia nel suo pericoloso cammino nell’oltretomba.

Meravigliose statue venivano collocate nelle tombe per motivi religiosi, soprattutto del dio Anubi, dalla testa di sciacallo o cane selvatico. Anubi era la divinità della mummificazione, guardiano delle soglia e protettore delle tombe soprattutto delle tombe dei faraoni.

 

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