Ammaliatrice in amore e spietata in politica, la
famosa Regina d’Egitto fu l’ultima di una grande dinastia che fuse Roma Egitto insieme.
testa della Regina Cleopatra VII |
Nell’ottobre del 48
a.C., Giulio Cesare aveva il mondo ai suoi piedi.
L’unico ostacolo per il
controllo totale dell’Impero Romano era stato annientato con la sconfitta in
Grecia di alcuni militari ribelli.
Il capo di questi ultimi,
Pompeo, era fuggito con l’intenzione di raccogliere alleati in Roma Egitto.
Cesare rispose alla minaccia
raggiungendo Alessandria con una flotta di 35 navi, parte delle sue due legioni
di fanteria e 800 cavalleggeri.
In realtà non occorreva che
Cesare si scomodasse perché al suo arrivo, raccontano gli storici, fu accolto
da una serie di teste mozzate, tra cui quella di Pompeo.
E quindi, cosa lo trattenne
in Egitto quando affari più urgenti lo attendevano a Roma?
Secondo i bollettini
ufficiali, l’Imperatore non era pronto ad affrontare i venti contrari che
soffiavano in quella stagione.
La decisione di trattenersi
in Egitto era forse dovuta più alla Regina Cleopatra che ai venti contrari; Roma Egitto per la prima insieme.
La nostra Cleopatra fu la settima regina a portare questo nome, in effetti il suo nome intero era Cleopatra VII Filopatore che regnò dal70 a.C. al 30 a.C.
Fin da bambina le fu data un’educazione degna di una regina, che le generò
un’indole colta, raffinata ed elegante tipica dei più grandi sovrani
egizi.
Alla giovane età di 21 anni,
Cleopatra aveva bisogno di trovare un alleato, meglio se straniero, per
fronteggiare le varie liti familiari.
A 54 anni Cesare era ancora
nel fiore degli anni, nonostante i capelli fossero più radi e l’aspetto più
dimesso, un brutto colpo per la reputazione dell’uomo che annoverava importanti
conquiste “femminili” fra Roma Egitto.
Queste conquiste erano,
secondo un commentatore dell’epoca, “pause necessarie nella trattative di
difficili affari pubblici”.
Un secolo dopo, san
Crisostomo scrisse che Cleopatra era “estremamente bella”, aveva “la più dolce
delle voci” ed era “affascinante nella conversazione”.
Secondo l’opinione del santo,
Cleopatra possedeva il potere di “irretire anche il più vecchio e apatico degli
uomini”.
Qualità fisiche a parte,
Cleopatra era moto astuta e intelligente.
“Sebbene puntasse molto
sulla sua sensualità quando desiderava ottenere qualcosa”, scrisse uno storico,
“non tralasciava la possibilità di utilizzare l’arma della corruzione unita a
occasionali assassini, se questo le poteva giovare”.
Implicata nella morte di due
fratelli e di una sorella, e della brutale esecuzione di un innocuo Re armeno
che aveva tenuto prigioniero per diversi anni, Cleopatra, secondo lo
storico “a ragione meritava di essere
chiamata assassina”.
Lo storico sostiene inoltre
che le sue malvagie qualità fossero mitigate da un comportamento esemplare
verso i suoi figli che adorava.
Per non far cadere tutte le
colpe su Cleopatra, bisogna dire che la sua famiglia non fu un esempio di
correttezza, bontà e generosità.
Suo padre, Tolomeo XII Aulete, il quale la impose sul trono
d’Egitto nel 38 a.C. aveva fama di dissoluto,
ballava in pubblico al suono di cimbali e appena sveglio provvedeva subito ad
ubriacarsi.
Si dice che i Tolomei
abbiano prodotto solo due re di cui la storia può andare fiera.
E tuttavia, durante questa dinastia durata
quasi 300 anni, l’Egitto era uno dei Paesi più ricchi del mondo.
Alla morte di Alessandro
Magno avvenuta (secondo alcuni a Babilonia, secondo altri nell’oasi di Siwa, in
Egitto), uno dei suoi generali ereditò le sue conquiste egiziane.
Nel 305 a.C. venne incoronato Re
d’Egitto, Tolomeo I.
Egli e il suo successore
vollero il meglio per entrambi i mondi: essi accettarono le divinità dei
faraoni Egizi, pur rimanendo integralmente greci.
Alessandria era una capitale
greca con istituzioni greche ed una flotta composta da mercenari greci.
L’unica difficile funzione,
che in quanto espatriati greci i Tolomei non potevano espletare, era la
raccolta delle tasse.
I sacerdoti ne detenevano il
monopolio e quindi, per propiziarsi il potente clero, i Tolomei restarono
rigidamente ortodossi.
Per ingraziarsi la casta
sacerdotale costruirono alcuni tra i Templi più raffinati, ancora visibili,
della Valle del Nilo; a Dendera, Edfu, Kom Ombo e specialmente sull’isola di
File.
Alle decorazioni tipicamente
egizie furono aggiunti alcuni ghirigori greci, ma i Tolomei non amavano essere
ritratti sui muri con i costumi egiziani al posto delle abituali vesti greche.
Vissuta al termine della
dinastia, Cleopatra è stata ritratta nei Templi soltanto una o due volte.
La storia ci ha lasciato due
versioni del primo incontro tra Cleopatra e Giulio Cesare.
Una ci racconta che la Regina si presentò
all’Imperatore rotolando fuori da un tappeto, uno stratagemma architettato per
evitare i picchetti che circondavano il palazzo dove egli risiedeva.
L’altra versione vuole che
Cleopatra abbia fatto irruzione nella camera dell’Imperatore con vesti
seducenti.
In un modo o nell’altro, sta
di fatto che l’indomani Cesare era decisamente dalla sua parte.
Il problema era come
Cleopatra avrebbe spiegato all’Imperatore, che sia lei che il fratello avevano
ereditato il trono congiuntamente.
Ella aveva 18 anni, mentre
il fratello ne aveva 11, ed erano anche formalmente marito e moglie, una forma
di incesto istituzionalizzato e frequente fra i faraoni d’Egitto per mantenere
puro il sangue reale.
Cleopatra era il prodotto di
almeno una dozzina di unioni incestuose e non era neanche l’elemento peggiore,
considerando il pizzico di pazzia che circolava nella famiglia.
Questo particolare
matrimonio incestuoso fu un disastro fin dall’inizio.
Giunto alla maggiore età di
14 anni, il fratello Tolomeo XIV si rifiutò di condividere il trono.
Quando gli fu riferito che
Cleopatra fu confermata Regina, il giovane Re corse per strada gridando
“Tradimento!”.
Si tolse la corona dal capo
e con furia la scagliò per terra frantumandola.
Una storia scritta da Cesare
racconta i tumulti che seguirono ad Alessandria, che egli stesso mise a tacere.
In realtà sembra che la
popolazione fosse con Tolomeo e contro Cleopatra, ma Cesare nomina raramente la Regina e non fa neanche
riferimento alle frequenti visite in Egitto.
Secondo Appia, egli vi si
recava per “esplorare il Paese e divertirsi con Cleopatra”.
Con una scorta di 400 navi,
Cesare e Cleopatra fecero una crociera su un palazzo galleggiante a due piani,
lungo 90 metri
e largo 14, azionato da banchi di rematori e da una vela di 30 metri dal bordo viola.
I pasti e i trattenimenti
potevano allietare fino a 60 ospiti, nei comodi divani del salone rivestito in
legno di cipresso e cedro.
Gli ospiti disponevano di
cabine private e, se ne avevano voglia, potevano visitare le cappelle dedicate
ad Afrodite e Dioniso.
Il piano inferiore conteneva
una falsa caverna rivestita di pietra con decorazioni d’oro.
La crociera durò nove mesi,
al termine dei quali Cesare decise di tornare a Roma.
Dopo poco tempo Cleopatra
diede alla luce un figlio, che chiamò Cesarione.
Cesare non gli diede la
paternità, ma fu probabilmente il desiderio di conoscerlo che lo spinse presto
a invitare Cleopatra a Roma.
La Regina fu accompagnata dal fratello più piccolo, nonché
nuovo marito, Tolomeo XV, di circa 11 anni.
La società romana accettò
Cleopatra e la sua relazione con Cesare.
“Detesto la Regina” scrisse Cicerone
dopo averla incontrata: “La sua insolenza… se ci penso mi sento male”.
E per quanto riguardava il
giovane Tolomeo, egli era “un ragazzaccio senza scrupoli”.
Cesare soffiò sul fuoco,
ponendo una statua dell’amante accanto al Tempio di Venere.
Si vociferava che Cesare
volesse ripudiare sua moglie, sposare Cleopatra, assumere il titolo di Re
d’Egitto e spostare lì la capitale imperiale.
L’assassinio di Cesare
avvenuto alle idi di marzo nel 44
a.C., non era del tutto estraneo a questi pettegolezzi e
si dice anche che Cleopatra abbia avvelenato il fratello prima di lasciare Roma
in tutta fretta.
Ritornata in Egitto, che in
quel periodo era flagellato dalla carestia, ella forse non si era resa conto
che le storie sulla ricchezza dell’Egitto avevano stuzzicato gli appetiti romani.
In quel momento però Roma
era impegnata in una guerra civile tra le truppe rimaste fedeli a Cesare e il
movimento repubblicano.
Mentre la vittoria si
spostava dalla parte dei primi, Cleopatra ricevette l’invito da uno dei
generali vincenti, in quel momento occupato in Siria.
Plutarco descrive
dettagliatamente l’arrivo in Siria della nave della Regina, con le vele viola e
la poppa dorata.
I remi erano placcati
d’argento e si navigava a suon di flauti, pifferi e arpe.
Plutarco: “….Ella era sul
ponte come Afrodite…. Sdraiata sotto una tenda luccicante d’oro, mentre dei
fanciulli come Cupidi le facevano vento.
Magnifici profumi d’incenso
si diffondevano nell’aria…”
Il generale che ebbe l’onore
di gustarsi un tale spettacolo era Marco Antonio, che non avrebbe perso quel
invito a cena per nulla al mondo:
“ogni piatto era di oro
massiccio e magnificamente intarsiato di pietre preziose…. Ella, sorridendo,
gli disse che gli avrebbe fatto dono di tutto quello che vedeva”.
Sarebbe tornato di nuovo?
Certamente; sera dopo sera.
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