sabato 23 marzo 2013

NEL DESERTO BIANCO - WHITE DESERT - EGITTO



Nel deserto tutto quello che devi fare è dimenticarti le regole del tuo modo di vivere quotidiano e passare ad un altra modalità.

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Coniglio bianco nel White desert

Prima di arrivare nel deserto Bianco, in arabo  Sahara el  Beyda,  si possono  scorgere già lontano le prime formazioni rocciose di quella parte di deserto Occidentale chiamata Agabat.
Nel deserto, una distesa di sabbia dorata dalla quale spuntano enormi candidi ammassi rocciosi a forma di uovo o di melone, (si tratta del cosidetto “Wadi melon”),  e bianche concentrazioni di calcare e gesso.


A causa dell’erosione del vento nel deserto, alcune parti di queste pareti rocciose sono crollate e quello che rimane sono dei grandi buchi nella roccia, da noi soprannominati “stargates”.

Sono di una bellezza seducente e provocante;  forse da nessuna altra parte al mondo esiste un deserto così insolito e variegato come questa parte di deserto del Sahara egiziano.


Nessuno immagina il Sahara come una distesa candida e scintillante, dalla quale spuntano, come sculture michelangiolesche, impressionanti  torrioni bianchi come il marmo di Carrara, dalle forme più disparate.

L’idea che abbiamo di questa arida e desolata area scompare  immediatamente quando siamo nel deserto e ci assale un senso di meraviglia e stupore come se osservassimo l’opera di un grande scultore.

In questo caso lo scultore è il vento.

La  seduzione di questo tipo di deserto sta nella sua apparizione improvvisa, dopo interminabili banchi di sabbia color oro e ocra e spettrali, nere rocce vulcaniche sparpagliate per kilometri e kilometri.

Un fenomeno geologico che ha del miracoloso: uno scenario fatto di alte colonne calcaree e monoliti gessosi che, grazie al continuo lavoro di erosione del vento e della sabbia, assume le più stravaganeti.

E’ difficile descrivere il Deserto Bianco. Bisogna solo andarci nel deserto Bianco.

Davanti a tanta struggente bellezza, alle volte possono mancarci le parole per descrivere le nostre emozioni.

Il paesaggio, con il suo fascino e con la sua naturale purezza,  ci seduce e ci incanta,  mentre un senso di stupore e di sorpresa ci assalgono.

Nel deserto, l’unico modo per resistere a tanta seduzione è quello di lasciarci conquistare dal suo richiamo discreto e dalla sua primitiva bellezza.

Questa immensa porzione di Sahara egiziano, che si estende tra le oasi di Bahariya e Farafra, fino a lambire l’oasi di Siwa a nord e il territorio libico a ovest, collega le brulle, spettacolari  distese  del Deserto Occidentale con lo scenografico Grande Mare di Sabbia.

Questo anello di congiunzione, è uno dei pochi posti che ospita indizi certi sulla nascita  del deserto del Sahara.

Nel deserto Bianco, in questo posto visitato ogni anno da centinaia di turisti frettolosi, le rocce hanno assunto delle forme incredibili.

Queste strutture, chiamate Jardangher, formano delle vere e proprie sculture; si può vedere  pulcini all’ombra di enormi funghi,  dromedari bianchi distesi sulla sabbia, missili pronti per la partenza, conigli bianchi che forse attendono da migliaia di anni l’arrivo di Alice.



Rappresentano una sorta di clessidra che può aiutarci a misurare l’età del deserto.

Questo tipo di roccia è un’altra prova del fatto che migliaia di anni fa, il deserto si trovava sott’acqua.

Gli  jardangher, e quasi tutto il deserto Bianco, sono composti di gesso e calcare costituito da milioni di microrganismi marini.

Il gesso viene eroso molto facilmente per questo è stato scolpito così bene dal vento.

Ma il vento è anche un artista brutale, raccoglie la sabbia e la scaglia contro gli jardangher.

Quando il vento consuma le rocce e le ricopre di sabbia  abbiamo questa forma caratteristica più stretta nel mezzo. 

Questo accade perché il vento si muove con più velocità appena si alza da terra e quindi ha più forza erosiva ma trasporta di quella che rotola a livello del terreno.


Così, la maggiore erosione si ha dove la roccia è più stretta; qui abbiamo la giusta combinazione di vento forte e molta sabbia.

Data la continua azione abrasiva del vento e della sabbia,  e la loro facilità a rompersi, a disgregarsi,  gli jardangher hanno  una vita breve; fra qualche decennio, se le condizioni climatiche restano quello di adesso, potremo trovare al loro posto solo un’abbagliante distesa di gesso e calcare.

40 milioni di anni fa le cime degli jardangher formavano parte del solido fondale marino, ma quando il Sahara si è trasformato in un deserto di sabbia, si è alzato il vento ed è iniziato il processo di scultura di queste forme.

Calcolare quanto lungo sia stato questo processo potrebbe aiutare ad individuare con precisione l’età del deserto.

E’ difficile dire quanto tempo il vento abbia  impiegato per creare tutto questo.

I torrioni che si alzano solitari in questa bianca distesa possono raggiungere anche i  4/5 metri di altezza e probabilmente centinaia di anni fa avevano forma e massa molto diversa.

La roccia friabile di questi hardanger ha forse  un migliaio di anni o anche meno, ma per scolpire l’intera depressione c’è voluto almeno un milione di anni.

I geologi sospettano che il Sahara si sia formato più di un milione di anni fa.

Nella loro ricerca di una data più precisa si rivolgono quindi alla sua formazione più famosa: le dune di sabbia.

Qui nel deserto del Sahara le tempeste di sabbia possono durare anche quattro giorni.
La sabbia viene scagliata attraverso il terreno.

Per centinai di migliaia di anni si accumula sottoforma di dune che possono raggiungere un altezza di un edificio di 50 piani.

Forse in queste montagne di sabbia sta il segreto dell’età del deserto.

La difficoltà è dovuta al fatto che queste dune cambiano continuamente; il vento che le crea, le soffia anche via, spostandole in media di 15 metri all’anno.

Per datare con precisione il deserto gli scienziati devono seguire la sabbia fino alla fine del suo viaggio.

La sabbia di grana grossa si sposta lentamente e non va molto lontano ma i granelli più fini possono spingersi oltre e così i granelli possono essere trasportati fino all’Oceano Atlantico.

Le rocce del deserto del Sahara sono costituite per il 40% da gusci di antiche creature marine.
Ma il dato più importante è che queste creature marine risalgono a 40 milioni di anni fa e che vivevano solamente in acqua.

Questo prova che l’area che oggi è un deserto una volta si trovava sotto il livello del mare.

Nel deserto Bianco si possono vedere ancora con chiarezza migliaia di conchiglie fossili piantate del calcare delle rocce.

Si pensa alla costruzione della Piramide ma non al fatto che è costituita da questi magnifici fossili.

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Un viaggio nel deserto, è un'esperienza affascinante, che va vissuta con slancio, senso di avventura e prudenza.
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