giovedì 7 marzo 2013

ITALIA EGITTO: CLEOPATRA E I TOLOMEI


il profilo di Cleopatra VII su una moneta dell'epoca


Cleopatra si rese conto che il generale Marc Antonio non era un gentiluomo come Cesare, ma solo un rozzo soldato.

Tuttavia ella si sentiva attratta e ben disposta nei suoi confronti; cominciò un rapporto che possiamo definire fra Italia Egitto.

Ben presto l’interesse del generale negli affari governativi “iniziò a vacillare”, secondo Appia.

Fra Italia Egitto i rapporti cominciatrono ad essere tesi.

Ottaviano,  Marco Lepido e Antonio facevano parte del secondo triumvirato; erano quindi compagni ed amici e proprio per questo Ottaviano fu molto esplicito sul caso Marco Antonio/Cleopatra; non doveva esserci nessun rapporto di questo tipo fra Italia Egitto.
Egli disse di Cleopatra: “Quella maledetta donna lo ha stregato” (riferendosi ad Antonio).

Sembra che l’invito in Siria da parte di Antonio avesse un altro retroscena, oltre al debole che la Regina nutriva per i generali di Roma; lei sogna un'alleanza  Italia Egitto.

Antonio si ricordava probabilmente di quando l’aveva incontrata per la prima volta in Egitto, quando lei era ancora una bambina e lui un giovane ufficiale con grandi debiti personali e una forte propensione alla dissolutezza.
Tuttavia anche i suoi nemici concessero ad Antonio qualche punto a suo favore. Essi non vedevano di buon occhio un'allenza Italia Egitto.

Cicerone lo descrive come un bruto affascinante, dalla corporatura di gladiatore, con una folta barba, fronte ampia e naso aquilino che, secondo la sua famiglia, era la prova evidenza della discendenza dal semidio Ercole.

Antonio coltivò questa gloriosa relazione e tenne alta la sua immagine sistemandosi la tunica in modo da accentuare la muscolosità delle sue gambe e indossando una spada insolitamente larga.

Mentre Antonio si lasciava prendere dai problemi personali di Cleopatra, la posizione del triumvirato a Roma andava deteriorandosi velocemente.

I suoi correggenti lo richiamarono al dovere, ma le loro richieste restavano inascoltate.

Plutarco scriveva: “Antonio non sopportava l’idea di lasciare Cleopatra e di ritornare ad Alessandria”, egli “voleva solo divertirsi come un fanciullo in vacanza”.

Alla fine, “con difficoltà, si comportò da uomo, destandosi dal torpore e dalla dissolutezza”, e acconsentì a condurre una campagna militare contro i Parti in Asia Minore.

Arrivando ad Atene fu sorpreso di incontrarvi la moglie Fulvia, che lo stava cercando.

Antonio non trovò altro da dirle che rimproverala per aver abbandonato i suoi doveri romani.

Si separarono freddamente e poco dopo ella morì.

Si racconta che Antonio fu “particolarmente addolorato”.

Egli non rivide Cleopatra per tre anni e nel frattempo convolò a nuove nozze.

La nuova moglie era Ottavia, sorella di Ottaviano.

Fu un matrimonio molto felice e i rapporti con il cognato erano ottimi.

L’Impero venne diviso fra i due: Ottaviano prese la metà occidentale e Antonio quella orientale, compreso l’Egitto.

Malauguratamente “quel gran male che era caduto da tanto tempo nell’oblio, la passione per Cleopatra che sembrava essersi assopita, prese di nuovo il sopravvento”.

Il ricongiungimento di Antonio e Cleopatra vide le posizioni ribaltate.

Adesso toccava a lui mostrarle la sua generosità, e le offrì Cipro, la Fenicia, le sponde arabe del Mar Rosso e buona parte della Siria, Cilicia e Giudea.

Per tutta risposta la Regina gli chiese anche il tratto della Siria che apparteneva al re Erode.

Non potendo, le diede i Giardini di Gerico.

L’interludio fu sospeso con la chiamata in guerra di Antonio, questa volta in Siria.

La guerra si concluse con un insuccesso: stanco e derelitto, fu lasciato sulla spiaggia vicino a Beirut dove, demoralizzato perché non aveva denaro per pagare le sue truppe, si diede pesantemente al bere.

Entrambe le donne della sua vita si prodigarono per aiutarlo, inviando denaro e rinforzi.

Cleopatra arrivò per prima e, informata che Ottavia era per strada, “finse di essere pazzamente innamorata di Antonio”.

Gli scritti di Plutarco ci riferiscono che fece lo sciopero della fame e che assumeva un’espressione di bruciante passione ogniqualvolta  Antonio le fosse vicino e di sconforto quando egli aveva altre cose da fare.

Nel frattempo Ottavia aveva ricevuto l’ordine da Atene di tornarsene a casa.


Ottaviano si infuriò molto alla notizia del comportamento tenuto nei confronti della sorella e per i regali offerti a Cleopatra.

In più fu informato che Antonio, ritornato in Egitto con Cleopatra, aveva organizzato ad Alessandria una festa trionfale per festeggiare la vittoria sugli Armeni, prerogativa questa di Roma.

Si raccontava inoltre che Cleopatra avesse presieduto alla festa seduta su un trono d’oro, vestita con un ridicolo costume dalla testa di falco e corna di toro.

Ottaviano si convinse che entrambi erano pazzi.

Antonio ripudiò Ottavia scacciandola di casa.

Ottaviano dichiarò guerra al cognato, ma prima dovette trovare Antonio e Cleopatra che si erano recato con l’esercito egiziano, in Grecia.

Ottaviano e le truppe di Antonio si scontrarono e la battaglia fu un insuccesso.

Antonio non combattè accanto ai suoi uomini ma si nascose a bordo della barca di Cleopatra dove, riflettendo su ciò che aveva fatto, passò tre giorni in silenzio seduto a prua con la testa fra le mani.

Mentre il vascello di Cleopatra si avvicinava ad Alessandria, e fu evidente che Ottaviano non gli stava alle calcagna, l’umore di Antonio migliorò.

Cleopatra, d’altro canto, sembrava rendersi conto che la fine era vicina.

Ella, si narra, si lasciò mordere da un’aspide e morì.

Ultimò il suo grandioso progetto facendosi costruire una tomba reale ad Alessandria.

Ottaviano sconfisse le difese di Alessandria che oppose poca resistenza nonostante lo stesso Antonio combattesse coraggiosamente.

Antonio lasciò il campo di battaglia solo quando apprese che Cleopatra si era suicidata.

Egli si recò nelle sue stanze, passò la spada al servo Eros e gli chiese di trapassarlo.

Il fedele servo non volle farlo e, al contrario, vi cadde sopra lui stesso.

Antonio pensò bene di imitarlo ed era già agonizzante a terra quando gli riferirono che Cleopatra era ancora viva.

Antonio fu trasportato su una lettiga nella stanza della Regina e avvicinato alla finestra.

“Nessuno spettacolo fu mai così commovente”, scrisse Plutarco, che afferma essere un testimone oculare.

“Antonio fu sollevato, sporco di sangue, e lottando contro la morte distese la mano verso Cleopatra”.

Ella lo strinse a sé ed egli morì fra le sue braccia.

A dispetto delle leggende, in quel frangente Cleopatra non si fece mordere da alcun serpente.

Sembra che la Regina abbia preso parte al funerale dell’amato e che sia vissuta ancora per qualche tempo.

Probabilmente la storia del suicidio è vera, perché temeva che la vittoria di Ottaviano potesse significare il suo imprigionamento.

Ma prima di morire incontrò Ottaviano.

Secondo Plutarco, ella sperava di riuscire a convincere Ottaviano, se solo egli fosse caduto fra le sue braccia.

Ma non ci riuscì.

La vera Cleopatra affascinava i suoi contemporanei per la sua voce ammaliante e per la  sagacia delle sue risposte.

Sembra che fosse un’esperta linguista, capace di conversare con Egizi, Etiopi, Ebrei, Arabi, Siriani, Medi e Parti.

In realtà non sappiamo come fosse il suo fisico perché il suo avversario, Ottaviano, ne distrusse ritratti e statue alla sua morte.

Esistono comunque molte congetture malevole sulle dimensioni del suo naso.

“Tutto quello che possiamo dare per certo”, disse uno storico vittoriano, “è che non aveva un naso piccolo”.

Una mostra dedicata a Cleopatra presso il British Museum di Londra ha portato alla luce 10 immagini inedite in stile egizio dell’affascinante Regina.

Sulle monete e le statue scolpite durante la sua vita, il volto di Cleopatra appare più simile ad una caricatura che non a una vera bellezza, con il collo lungo e i lineamenti duri da uccello da preda.

Secondo Plutarco, era impossibile fissarla senza esserne soggiogati, suggerendo che anche allora la sua fama di sensualità e bellezza superava la realtà.

Per quanto riguarda il nasone, si dice che denoti forza di carattere, ed è probabilmente quello che aveva in mente il filosofo francese Pascal, nel diciassettesimo secolo, quando scrisse: “Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, il mondo sarebbe stato diverso”.




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