mercoledì 20 marzo 2013

INTERVISTA AD ALBERTO ANGELA SULL' ORIGINE DEL DESERTO DEL SAHARA

“Il deserto del Sahara esiste da 5000 anni, la sua sabbia deriva dalla demolizione naturale delle rocce fatte da agenti atmosferici come sbalzi di temperatura, che hanno sbriciolato e demolito le stesse fino a trasformarle in granelli finissimi.

Poi il vento ha agito come da carta vetro e ha sminuzzato ulteriormente queste pietre. 

grande mare di sabbia

Così si è formato il deserto del Sahara.


Si può dire che le dune e gli enormi cumuli di sabbia che si trovano nel Sahara non sono altro che la polvere di rocce e sedimenti che si sono sbriciolati nei corsi dei millenni.

Per salire, con una buona approssimazione, all’antichità di una duna, alle volte basta semplicemente guardare il suo colore.

Molto spesso le dune di  color salmone sono più antiche di quelle gialle.

Oggi il deserto del Sahara è un’enorme distesa di sabbia e di pietre arroventate dal sole, ma in passato era completamente diverso.

Nella preistoria era infatti un piccolo paradiso terrestre ricco di animali.

Fra queste montagne imponenti, attraverso queste gole aride si trovano, per così dire, delle immagini di quel tempo, quasi delle foto preistoriche.

Scolpite o disegnate su pareti di arenaria del deserto, troviamo delle immagini scolpite in modo perfetto.

Ogni dettaglio è magistralmente disegnato, perfetto nella descrizione fisica degli animali e anche degli uomini raffigurati. 
Ogni  dettaglio è verosimile.

Il Sahara allora era un’enorme savana, con laghi e boscaglie. I suoi paesaggi e suoi ambienti erano molto simili al Parco del Serengheti, in Tanzania.

Bellissimi graffiti e pitture primitive, si trovano a migliaia in tutto il deserto Sahara; essi danno un’idea di quali animali avremo incontrati in quei tempi .


Avremmo potuto vedere gruppi di giraffe che avanzano dolcemente mangiando i germogli collocati sulla cima  degli alberi delle acacie.

Si potevano incontrare anche rinoceronti che pascolavano nelle distese aperte, nelle boscaglie.

C’erano anche dei mufloni, che senz’altro erano le prede  più ambite; difatti sulle pareti si vedono scene di caccia.

Gli struzzi erano probabilmente una preda molto difficile da catturare.

Nelle distese delle savane si incontravano gazzelle, antilopi e anche buoi selvatici riuniti in mandrie numerose, a seconda delle stagione e forse anche delle migrazioni.

Naturalmente non mancavano i carnivori che predavano questa antica fauna sahariana.

I messaggi che ci mandano questi graffiti e queste pitture è che una volta il Sahara era un ambiente vivo e soprattutto vivibile anche per l’uomo.

Si erano stanziati, difatti, dei piccoli gruppi nomadi di cacciatori, raccoglitori e sono proprio loro ad aver dipinto tutte le figure ed ad aver scolpito i graffiti.

Da queste si può anche capire come si vivesse allora.

Nei pressi delle grotte, nel Gilf el Kebir, nel lato sud ovest del deserto del Sahara, si trovano graffiti e le pitture rupestri, inoltre si sono trovare numerose macine di pietra per sminuzzate i semi delle granaglie.

Si sono trovate anche delle punte di freccia in pietra.

Ce ne sono di varie dimensioni; quelle più piccole servivano per abbattere la selvaggina di più piccole dimensioni, come gazzelle, lepri ecc.

Invece quelle più grosse servivano per colpire antipoli o animali ancora più grandi.

Una delle cose più sorprendenti quando si viaggia nel deserto del Sahara, è che quando si piantano le tende la sera, molto spesso capita che il luogo che si è scelto sia esattamente lo stesso che hanno scelto migliaia di anni fa questi antichi raccoglitori-cacciatori.

E noi ce ne siamo accorti perché tutto intorno al nostro camp, c’è un’altissima concentrazione di legnetti primitivi, quasi a sottolineare che, malgrado i millenni, certi punti rimangono strategici per campeggiare.

Nelle pitture preistoriche del Sahara ad un certo punto accade un fatto straordinario.
Cominciano infatti a comparire delle figure umane.

Sono molto stilizzate, hanno una testa tonda, molto grande, quindi sono chiaramente delle figure simboliche.

Non sappiamo perché le disegnassero in quel modo ma sappiamo che in quel periodo, circa 10.000 ani fa, accadde una vera rivoluzione per l’umanità; nasce l’agricoltura e l’allevamento, questo fatto cambia completamente il rapporto dell’uomo con la natura.

Non si dipende più  dall’umore della natura per il cibo con la caccia e la raccolta, ma a partire da questo momento il cibo lo si comincia, per così dire, a produrre.

E’ una vera rivoluzione che cambierà il modo di stare nel mondo dell’uomo.
Questa rivoluzione è avvenuta in vari luoghi della terra diffondendosi in tempi diversi.

La fase pastorale che seguì circa 8.000 anni fa, fu lunga e prosperosa e su queste pitture alle pareti si vedono delle mandrie, guidate dai pastori, ma anche scene di vita quotidiana.
Quindi si può capire come si vestisse la gente allora.

Ma ad un certo punto qualcosa cominciò a cambiare.

Il clima cominciò ad inaridirsi, i laghi si rimpicciolirono, le boscaglie si diradarono e la savana comparve gradualmente.

Infine arrivò il deserto vero e proprio, e il deserto Sahara cominciò a diffondersi lentamente soffocando tutti gli ambienti e spegnendo queste antiche culture.


Nel corso della generazioni tutti gli abitanti del Sahara furono costretti a migrare altrove, disperdendosi per sempre.

Anche gli animali dovettero fare altrettanto,  ma alcuni riuscirono a sopravvivere e a adattarsi a questo ambiente inospitale,

Uno di questi è un rettile, una specie di lucertola che si chiama uromastice.

Questa lucertola è erbivora e accumula il grasso sulla coda piena di aculei. E’ innocua.

Oggi il Sahara e la sua sabbia hanno coperto tutto ma in queste aree così lontane e remote si possono ancora leggere queste antichissime pagine della preistoria del Sahara.

E’ un po’ come se qui il tempo si fosse fermato”.


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