sabato 17 novembre 2012

IL CALENADARIO DEGLI ANTICHI EGIZI

Per gli antichi Egizi, la preoccupazione fondamentale, anzi, la loro stessa ragione di vita era la ricerca dell’eternità.

Tutto quello che gli Egizi producevano, dalle costruzioni, alle cerimonie, a ogni rituale, a ogni iscrizione era direttamente o indirettamente influenzato dall’idea di eternità e alla maniera di collegarsi con essa.

Basta osservare le Piramidi di Giza.

 

Piramidi21

 

 

Nell’antico Egitto il fiume Nilo era sacro ed era rappresentato da una divinità con i seni pendenti e una pancia gonfia di cibo e di bevande; rappresentava l’abbondanza che il grande fiume recava con le sue inondazioni.

 

Per gli antichi Egizi il ciclo annuale delle inondazioni del Nilo trovava anche una correlazione nel ciclo delle stelle e non solo.

Ora, per gli studiosi, non ci sono dubbi nell’asserire che per gli antichi Egizi la lattescente fascia brillante di stelle che noi chiamiamo Via Lattea rappresentasse il Nilo celeste sul quale navigavano gli Dei. “Se l’Egitto è un riflesso del cielo, gli essere divini navigano sulle acque del Grande Fiume che anima il cosmo: la Via Lattea” (Lucie Lamy, studiosa)

 

Per gli Egizi, che vivevano in un territorio nel quale il Sole brillava per quasi tutto l’anno e che lo vedevano sorgere ogni mattina e tramontare ogni sera, era inevitabile che si accorgessero che il ciclo annuale della piena del Nilo sembrava sincronizzarsi al ciclo annuale del cielo.

Fu quindi abbastanza ovvio che notassero che quando il Sole raggiungeva la sua posizione del solstizio d’estate, il Nilo iniziava a gonfiarsi. Gli Egizi notarono anche che prima del sorgere del sole al solstizio d’estate alcune costellazioni dominavano il cielo sopra l’orizzonte orientale.

 

 

 

Questo li indusse a contare attentamente e a prendere nota del numero dei giorni che intercorrevano tra un ciclo e l’altro. Si accorsero così che il ciclo durava 365 giorni.

Oggi, quasi tutti gli storici dell’antico Egitto, concordano sul fatto che questa scoperta fu compiuta per la prima volta in Egitto, presumibilmente nel IV millennio a.C. e, quasi certamente verso il 2800 a.C. il calendario di 365 giorni fu impiegato dai sacerdoti del Grande Tempio Solare di Eliopoli.

 

Fu naturale per loro considerare il solstizio d’estate come il primo giorno dell’anno e lo chiamarono, la Nascita di Ra.

Gli antichi Egizi erano dei maestri nell’osservare la natura ma nulla li incuriosiva di più che l’osservazione delle stelle. Sin dai primordi della loro civiltà, essi indagarono e studiarono meticolosamente il sorgere del Sole e delle stelle a oriente, che essi chiamarono “il luogo dove sono nati gli dei”.

Gli Egizi non avevano l’anno bisestile; lasciavano che il loro anno non fosse in armonia con le stagioni, così le stagioni sembravano scivolare in avanti lungo il calendario.

La sincronizzazione del loro calendario si basava sulla levata eliaca di Sirio, evento che gli Egizi chiamavano “iniziatore dell’anno”.

 

Gli Egizi erano perfettamente a conoscenza che questo evento “scivolava” in avanti di un giorno ogni quattro anni rispetto al calendario ma non fecero nulla per correggerlo inserendo un anno bisestile come nel nostro calendario. Questa loro scelta fu di enorme importanza sul modo in cui gli Egizi concepivano il tempo e l’ordine dell’universo.

Gli antichi Egizi non misuravano il calendario secondo un sistema lineare a partire da un dato evento (come per noi la nascita di Gesù Cristo) e da lì proseguendo all’infinito, ma secondo un ciclo che tornava sempre al suo punto di origine: per gli Egizi il tempo non era lineare ma ciclico.

Il calendario egizio era prevalentemente religioso ed era considerato come uno strumento cosmico tramite il quale poter regolare l’ordine cosmico sulla Terra. Il calendario egizio era di carattere divino.

 

L’anno degli antichi Egizi aveva solo tre stagioni di quattro mesi ciascuna:

la prima stagione era chiamata Akhet, inondazione, che comprendeva i mesi dall’uno al quattro.

La seconda stagione era chiamata Peret/Proyet, emersione o comparsa delle terre e comprendeva i mesi dal cinque all’otto.

La terza stagione, chiamata Shemu, il raccolto, includeva i mesi dal nove al dodici.

Originariamente i mesi non avevano un nome ma venivano indicati solo con un numero da uno a dodici; solo nel Nuovo Regno vennero assegnati nomi ufficiali. 

 

 Non c’è niente di più bello, di più affascinante che osservare il cielo stellato nel deserto.

La notte scende silenziosa e repentina oscurando il deserto, ma si tratta solo di qualche minuto e poi, piano piano ad est, cominciano ad ammiccare, timidamente, le prime stelle. Altre sembrano accendersi un po’ più in là. Giro gli occhi e vedo che a nord il cielo già luccica di stelle. Lentamente ma con ferma determinazione, il cielo indaco si riempie di luci, sempre più numerose, sempre più fitte.

 

Il buio della notte viene ammorbidito dal chiarore delle stelle. Ce ne sono tante, tantissime, milioni. Non ne ho mai viste così tante. Sono così tante e così fitte che non riesco a ritrovare le costellazioni che su al nord, in Italia, riconosco così bene.

La costellazione di Orione, così facile da individuare da me, è circondata da così tante stelle da non riuscire a individuarla. Le Iadi del Toro, ho ancora più difficoltà, eppure sono lì, alla destra di Orione. Finalmente riesco a individuare Aldebaran che splende come un diamante in mezzo ad un cielo ricoperto di diamanti e sono felice.

 

Distesa sulla sabbia dorata, in mezzo al niente, con il vento che scuote leggermente le tende e alza le fiamme del bivacco, ringrazio me stessa per essere venuta nella terra degli antichi Egizi e penso al loro calendario.

Mentre osservo rapita il cielo trapuntato di stelle ammiccanti, mi viene in mente come il ricercatore Robert Buval, anche lui davanti ad un bivacco nel deserto, cantando con gli amici Lucy in the sky dei Beatles, osservando il cielo stellato si sia accorto della relazione tra Orione e le tre Piramidi di Giza.

 

Alle volte le grandi rivelazioni sono sotto il nostro naso, anzi, sopra la nostra testa.

 

Vieni con noi a calpestare la terra che grandi Faraoni prima di noi hanno calpestato.

 

Mi piacerebbe che tu facessi parte dei nostri viaggi.

L’Antico Egitto è un mondo ancora tutto da scoprire e il deserto racchiudere segreti che aspettano solo di essere scoperti.

Per informazioni sui nostri viaggi e sulla nostra modalità di viaggiare, scrivimi:

 

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