lunedì 26 novembre 2012

LA VITA NEL DESERTO DEL SAHARA

Generazioni di cacciatori, allevatori, pescatori e guerrieri hanno affidato alle rupi del Sahara il compito di tramandare il ricordo della fauna arcaica, delle mandrie numerose, delle barche slanciate, dei carri al galoppo e delle gesta coraggiose. Senza la loro opera, senza queste pitture che si sono protratte per millenni, l’idea che il deserto del Sahara fosse stato un tempo abitato e prospero sarebbe apparsa come una favola, uno scherzo, anzi, non sarebbe stato nemmeno concepibile.

 

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Molte raffigurazioni adornano le rocce che affiorano qua e là nel deserto. Realizzate da popoli ormai scomparsi, risalgono fino a ottomila anni fa e più.

Le antiche pitture rupestri e le incisioni rappresentano un Sahara ricco di vegetazione, una fertile savana pullulante di vita.

 

Questi disegni sono sorprendenti. Vi sono raffigurati animali come elefanti, giraffe, gazzelle, ippopotami e persone che si tuffano da un’altura in un ipotetico lago.

Nei dipinti appare per la prima volta la palma, senza alcun dubbio di una specie selezionata e curata, a dimostrazione che la sua coltura era attuata già nel primo millennio.

 

Si trovano graffiti di sandali, legati forse a riti di scongiuro e di ex-voto, indicanti la necessità di purificazione con l’abluzione dei piedi, ancora oggi in uso tra gli abitanti del Sahara o rappresentati quali oggetto di prestigio e di considerazione. Nell’antico Egitto i sandali, bene di lusso, non venivano usati durante il viaggio, ma portati a mano o appesi a un bastone e indossati solo al momento dell’arrivo.

E’ straordinario pensare che ci fosse tanta vita nel deserto del Sahara.

A quei tempi il deserto era diverso; era molto più ricco di acqua.

 

Nella zona di Gilf el Kebir, a cavallo tra le frontiere dell’Egitto, della Libia e del Sudan.  si trova una delle maggiori attrattive dei nostri viaggi nel deserto: una grotta, detta dei nuotatori, ricca di pitture rupestri che mostrano persone che giocano, che si tuffano e molti animali, soprattutto mucche. La grotta è stata scoperta dal Conte Almassy (film, Il paziente inglese) nel 1933 nel wadi da lui chiamato Soura, che significa “delle pitture”.

 

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Il nostro viaggio si snoda attraverso un’antica zona vulcanica, i crateri Clayton che si formarono grazie a delle eruzioni di gas.

 Nella Karkur Talh o „Valle dell’Acacia “ entriamo nell’area di Gebel Uwainat.  Qui si trovano le montagne più incredibili e più spettacolari, le Uweinat che sono fatte di alcune delle più antiche rocce Africane. 

A Jabal Uweinat, sono stati scoperti alcuni petroglifi che indicano che la zona una volta era verdeggiante e fertile.

Il ricercatore Robert Bouval, che sta studiando la zona e che ha pubblicato il libro “la genesi nera”, ha trovato le tracce di una rotta che da Abu Simbel s’inoltrava verso est, proprio verso Jabal Uweinat, per centinaia di chilometri nel deserto.


L'importanza di questa scoperta sta nel fatto che, secondo Bouval, non vi era un’apparente ragione per mantenere funzionante, con tanto di preziosissime stazioni per l'acqua, questo collegamento se la meta non avesse rivestito una grande importanza, ben maggiore di una direzione commerciale.

L'ipotesi di Bauval è che le terre di origine degli antichi egizi si trovassero nell'Africa centrale, e che Jabal Uweinat fosse solamente un punto di passaggio.

 

Questa teoria afrocentristica è però sostenuta anche da un altro elemento, la scultura della Sfinge.

Lo studioso, John Anthony West, scrittore ed egittologo autodidatta chiese la collaborazione di Frank Domingo, un tenente del Dipartimento di polizia giudiziaria di New York, famoso per la sua abilità nel disegnare ritratti per verificare se la testa della Sfinge fosse o no da attribuire al faraone Chefren o, invece, alla dinastia dei faraoni neri. Domingo realizzò due esemplari di un possibile identikit del faraone.


Confrontando i disegni con la statuaria di Chefren e la Sfinge, Domingo e West dovettero convenire che la Sfinge non aveva nulla in comune con Chefren e che il volto aveva dei tratti somatici tipicamente negroidi.

 

Gli archeologi hanno scoperto altri indizi dell’epoca in cui il deserto del Sahara non era un deserto.

Hanno rivenuto molte tracce fossili: pollini di piante che normalmente non si trovano nel deserto, conchiglie, lische di pesci, ossa di ippopotami, di coccodrillo e di molti altri animali che non vivono nel deserto.

 

Dal satellite si ricavano molte informazioni relative al deserto. Analizzandole si nota che il deserto del Sahara è solcato da antichi letti fluviali e costellato di fondali di laghi e paludi.

Quindi un tempo il deserto era molto più ricco di acqua che di sabbia.

 

Il deserto del Sahara tra i 5000 e i 10.000 anni fa, era un luogo da safari.

Era un ambiente ospitale e lussureggiante in grado di sostenere una popolazione numerosa.

Settemila anni fa gli antichi abitanti del Sahara iniziarono a insediarsi in piccoli villaggi e ad allevare il bestiame.

 

La diversità del deserto del Sahara in epoca preistorica è dovuta ai cambiamenti ciclici nell’inclinazione dell’asse terrestre e nell’orbita della Terra.

A causa di quei mutamenti, nel corso di milioni di anni, il deserto del Sahara è stato alternativamente, una savana o un deserto.

 

Diecimila anni or sono il deserto del Sahara era una regione verde e fertile perché era investita dai raggi solari più a lungo e più direttamente rispetto ad oggi.

Molti pensano che una maggiore irradiazione solare comporti un clima più caldo e più ricco. In realtà è esattamente l’opposto; con il calore del sole si creano nell’atmosfera correnti ascensionali che portano le piogge monsoniche.

 

In epoca preistorica nel  deserto del Sahara cadevano abbondanti piogge; l’acqua piovana poi evaporava rendendo l’aria fresca. L’umidità contenuta nella vegetazione evaporava per l’azione del calore e anch’essa contribuiva a formare nubi dense di pioggia.

 

Finché le piogge stagionali bagnarono il deserto del Sahara, le tribù di pastori poterono affidarsi alla natura che si mostrava loro benevola alleata.

Nell’arco di alcune migliaia di anni però, la situazione cambiò in modo radicale perché l’inclinazione dell’asse terrestre e l’orbita del pianeta assunsero la posizione che hanno oggi.

E oggi il Deserto del Sahara appare come una distesa arida, bruciata dal sole, ricca di sabbia, di rocce, di storia e di fascino.

 

Vieni con noi alla scoperta del deserto del Sahara egiziano.

Vieni con noi in luoghi ancora selvaggi, solitari, carichi di atmosfera e di storia.

Vieni con noi alla ricerca delle origini della storia Egizia.

 

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