martedì 6 novembre 2012

IL SAHARA NON E' SEMPRE STATO UN DESERTO

La morfologia del deserto del Sahara,  è così diversa e tormentata, che alle volte ci si chiede se non ci siano diversi deserti inseriti uno nell’altro come una matrioska.

Il Sahara è composto da enormi ammassamenti di dune che in certe zone, al confine con il Sudan e la Libia, formano un vero e proprio “mare di sabbia”.

Negli sconfinati spazi pietrosi, nelle sterili e aspre depressioni saline, nelle montagne dagli alti picchi e dalle profonde gole, nelle estese porzioni bianche composte di gesso e calcare che rendono il paesaggio quasi magico del deserto del Sahara, è possibile leggere, meglio che in qualsiasi altro luogo, l’antica storia della Terra.

Il suolo di questo enorme deserto, privo di vegetazione e di humus (se escludiamo le oasi), presenta in modo chiaro ed inequivocabile, le stratificazioni delle ere geologiche,  come un libro aperto della natura che è lì per essere letto.

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Queste stratificazioni raccontano dell’avvicendarsi di epoche aride e umide, conservando la memoria di lontani cataclismi e sconvolgimenti climatici.

Il più recente periodo secco che ha interessato il deserto del Sahara, è iniziato circa 10.000 anni fa, quando già l’uomo viveva e prosperava in questa zone.

Qualche studioso non allineato, afferma che la grande e mai eguagliata civiltà egizia, sia stata molto fiorente in quel periodo e che le Piramidi stesse siano state costruire circa nel 10,500 a.C.

Gli essere umani, al sopraggiungere del periodo arido del Sahara, si ritirarono sugli altipiani più elevati, nelle cui profonde gole, al riparo dagli alti picchi, si mantenevano molto bene il clima, la flora e la fauna di tipo tropicale necessarie alla sopravvivenza.

Una parte cospicua di esseri umani, provenienti probabilmente dalle zone di quello che è oggi “il grande mare di sabbia”, si spostarono lungo le rive del fiume Nilo colonizzandole e rendendole fiorenti.

 

Lo studioso Robert Buval, nel suo libro di grande successo “Black Genesis”, ipotizza che l’origine della grande civiltà egizia, sia di provenienza centroafricana, e più propriamente dalla zona di Jabal Uweinat, un’area rocciosa sul confine tra la Libia, il Sudan e l’Egitto.

 

Questa zona è conosciuta in Egitto come Gilf al-Kabir (in italiano: Grande Barriera), nelle cui grotte sono stati rinvenuti antichissimi graffiti  detti petroglifi, che indicano, soprattutto per le figure di gente che nuota e si tuffa in un “lago?” che la zona in tempi antichi era fertile, verde e ben fornita di acqua.

 

L’ipotesi di Buval è che gli antichi egizi avessero mantenuto un legame duraturo e stretto con le loro terre d’origine e che Jabal Uweinat fosse solamente un punto di passaggio.

Questa tesi afrocentrista è anche sorretta da un altro elemento molto importante e che ritorna spesso nei misteri e segreti irrisolti dell’egittologia, la Sfinge.

L’egittologia ufficiale sostiene che il volto della Sfinge ricalchi quello del faraone Cheope

Ma un’attenta analisi compiuta da esperti forensi della Polizia criminale di New York, ha messo in evidenza che la somiglianza tra il volto di Cheope e quello della Sfinge non è fondato.

Osservando la Sfinge di profilo si nota chiaramente che i suoi tratti somatici sono diversi da quelli degli antichi egizi che noi siamo abituati a vedere nella statue o nei loro affreschi.

Non è difficile riconoscere che il volto della Sfinge ha tratti specificatamente negroidi.

Questo fatto supporta la teoria di Buval e della sua Blak Genesis.

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Recentemente le impressionanti quantità di graffiti e pitture rupestri rinvenute nelle grotte di Gilf al-Kabir, del Tassili, degli Hoggar e sul Tibesti, sono diventate oggetto di studio sistematici che aprono nuovi campi d’indagine alla storia dell’arte e della provenienza della cultura dell’antico Egitto.

L’uomo controllando, abitando, percorrendo l’ambiente del deserto in cui vive lo ha reso vibrante, strategico: il Sahara, infatti, è considerato “la porta dell’Africa” perché domina l’accesso e custodisce, suggella i tesori del Continente più grande e più ricco del mondo.

 

Il deserto del Sahara è ricco di racconti terribili e fantastici, carichi di mistero e di magia, dove quaranta ladroni nascondono i loro tesori in una grotta nell’immensità del deserto e dove, uno sfaccendato, simpatico  Aladino, ruba loro la parola magica per aprire la porta del covo e rubare i loro tesori.

 

L’immagine del deserto del Sahara  quale monotona, arida solitudine, pura curiosità geografica ai confini del mondo e della storia, che si è tramandata fino ai nostri giorni, non ha più ragion d’essere.

Fra le aride distese, fra le dune dorate e mobili, fra le gole secche e frustate dal vento, riecheggiano voci di città, di imperi, di civiltà che hanno reso abitabile e popolato il deserto del Sahara  e questo ci permette di provare forti emozioni e di contattare vecchie memorie che ancora permangono nell’aria calda ed immobile del deserto.

 

Se questi ambienti ancestrali e magici fanno sorgere in te il desiderio di immergerti nel fascino del deserto del Sahara egiziano, contattami, scrivimi, sarà lieta di tenerti informato/a sui nostri simpatici e suggestivi viaggi all’interno del deserto :

 

per info: viaggi.laquesabe@gmail.com

              bielefrute@hotmail.it

Telefono:  338.5956833

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